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mercoledì 19 gennaio 2011

5^ Riunione 2011

Il 14 Gennaio 2011 alle ore 18 si è tenuto, presso la Biblioteca civica, il consueto incontro mensile del Club dei Lettori. In questo 5° incontro si è discusso sul libro “Il muro invisibile” di Harry Bernstein.
Ha particolarmente colpito, anche se ciascun lettore per motivi diversi, la questione ebraica affrontata nell’opera. Qualcuno è stato piacevolmente incuriosito dagli aspetti della tradizione del popolo ebraico che emergono durante la narrazione; altri sono stati colpiti dall’incongruenza del padre del piccolo protagonista che, pur essendo ebro, non si comporta poi nei fatti conformemente alla sua religione; altri ancora hanno evidenziato la particolarità della situazione che viene descritta e con cui, nessuno di loro, si era mai confrontato e cioè il problema del sabato, giorno sacro in cui gli ebrei non potendo far nulla, hanno dei cattolici al loro servizio. Nel complesso il testo è piaciuto molto perché descrive i fatti con realismo senza essere troppo cruento e per lo stile, perché riesce a proiettarci dentro la storia.
La prossima riunione si terrà venerdì 11 febbraio alle ore 18 e poichè sarà la 3^ tappa del nostro Giro d'Italia con gli autori del Novecento, si leggerà "Canne al vento" di Grazia Deledda.

Biografia di Grazia Deledda


Grazia Deledda nasce a Nuoro nel 1871 e muore a Roma nel 1936.Frequenta solo le scuole elementari, ma il fatto d’esser nata in una famiglia benestante -suo padre, piccolo proprietario terriero con diploma di procuratore, si dilettava di poesia in dialetto, dando vita a dibattiti letterari - le consente il privilegio d’un istruttore che la indirizza verso lo studio dell’italiano e del francese. A causa della propria educazione irregolare e d’una giovanile propensione per la letteratura d’appendice - Sue, Dumas, Invernizio: quella insomma cui Gramsci riconoscerà una sua funzione positiva - avrà fra i critici non pochi detrattori(trovando invece, tra gli scrittori, il sostegno di Giovanni Verga e di Luigi Capuana). Debutta presto come narratrice con dei racconti, apparsi sulla rivista "L'ultima moda"; “Nell'azzurro”, edito da Trevisani nel 1890, può considerarsi la sua opera d'esordio. A 21 anni pubblica il suo primo romanzo, “Fior di Sardegna” (1892), seguito da “Anime oneste” del 1895. Nel 1900 diventa moglie di un funzionario ministeriale, Palmiro Madesani, e si trasferisce a Roma, dove soggiornerà per il resto della vita; nello stesso anno, sulla “Nuova Antologia”, compare uno dei suoi romanzi più apprezzati, “Elias Portolu” (in volume nel 1903), storia dell’amore di un ex-detenuto per la cognata. E’ del 1904 “Cenere” (da cui sarà tratto un film, interpretato da Eleonora Duse), in cui viene affrontato il tema di un rapporto filiale. Nel 1913 esce il capolavoro “Canne al vento”, al centro del quale è la fragilità dell'individuo travolto da un destino cieco e crudele; dopo il potente “Marianna Sirca” (1915), è la volta de “La madre” (1920), ove a venirscandagliata impietosamente è la relazione fra un sacerdote e sua madre. Per il teatro, scrive “L'edera” (1912), in collaborazione con C. Antona Traversi, e “La grazia” (1921), in collaborazione con C. Guastalla e V. Michetti. Nel 1926 ottiene, seconda donna nella cronologia del premio, il Nobel per la letteratura: lo ritira - come riferisce Maria Giacobbe, sulla scorta della stampa svedese dell’epoca - senza l’ombra d’un sorriso. Il suo romanzo autobiografico, “Cosima”, esce nel 1937, un anno dopo la sua morte. Carattere chiuso, schivo, la Deledda è creatrice di un universo letterario che si colloca fra il verismo verghiano e il decadentismo di Gabriele D’Annunzio con tratti, comunque, assolutamente personali: se influenze si vogliono individuare, allora bisogna cercarle fra le pagine dei romanzieri russi dell’Ottocento, a cominciare da Lev Tolstoj. Nell’opera della Deledda, predominano i sentimenti primigeni dell'amore e del dolore; i suoi personaggi, irrequieti e sovente tormentati da conflitti interiori, sono sostenuti da una profonda convinzione religiosa e si muovono sullo sfondo dell’austero, arcaico paesaggio sardo.

Canne al vento


Pubblicato nel 1913 “Canne al vento” è considerato il capolavoro di Grazia Deledda. Incentrato sul tema della fragilità umana davanti al destino, il romanzo è costruito su un complesso intreccio narrativo, articolato in più sezioni, legate dalla figura di Efix, il servo della famiglia Pintor, che è testimone e protagonista della vicenda. “Canne al vento” segna la maturità dell’autrice, che qui perfeziona il proprio registro stilistico, riuscendo ad armonizzare la sfera solenne di mito e leggenda, in cui il racconto è proiettato, con il realismo della vicenda. La psicologia dei personaggi è approfondita e si riflette sul paesaggio, che viene filtrato dalle loro emozioni. Efix presta servizio da anni presso la famiglia Pintor, ormai decaduta, devoto alle tre sorelle Ester, Ruth e Noemi. In passato, l’uomo aveva anche aiutato la quarta sorella, Lia, di cui era segretamente innamorato, a fuggire nel continente, venendo alle mani con il rigido padrone Don Zame e causandone volontariamente la morte, anche se risultò un incidente. Lacerato dal senso di colpa, il servitore espia la propria colpa segreta dedicandosi completamente alla cura delle padrone, senza neanche farsi pagare. Quando all’improvviso Giacinto, il figlio di Lia, torna dalle zie, l’equilibrio di casa Pintor si rompe. Il ragazzo è uno sfaccendato imbroglione che porta nel mondo arcaico delle sorelle le novità del continente, comprese le cambiali scadute, e ne turba l’esistenza, esercitando inspiegabilmente un certo fascino su tutte quante - e su Noemi, in particolare, che si sente attratta da lui e si lacera per l’inconfessabile desiderio - fino al punto da spingerle a vendere l’ultimo podere per pagare i suoi debiti. Sentendosi responsabile del pessimo comportamento del ragazzo, Efix abbandona la casa per una vita di umiliazione da mendicante, finché un giorno non tornerà dalle sorelle per aiutarle ancora una volta: sarà lui, infatti, ad adoprarsi per organizzare il matrimonio di Noemi con un ricco pretendente. Solo allora potrà morire in pace, al suo posto, con la consolazione di aver scoperto che pure Giacinto, per riparare ai propri torti, finalmente lavora, avendo accanto la devota Grixenda che tanti anni lo aveva aspettato.