Comunica con noi!


Se vuoi consigliare una lettura,
proporre un progetto inerente al mondo del libro,
discutere circa i premi letterari
o semplicemente comunicare con noi,
lascia un tuo commento
all'indirizzo e-mail: clubdeilettori@libero.it
e sopratutto ricordati di commentare i nostri post con le tue opinioni sui libri e sulla riunione...
x farlo basta cliccare su "commenta"
(posto in fondo al post a destra ) e basta avere un semplice indirizzo email di Google o di Libero...

venerdì 27 febbraio 2009

5° Riunione

Venerdì 20 Febbraio il Club dei lettori è stato teatro di un acceso dibattito su Il gioco dell'angelo di Carlos Ruiz-Zafon. Nello specifico, si sono fronteggiati due opposti schieramenti: chi ha apprezzato il romanzo, talvolta preferendolo al precedente L'ombra del vento, in quanto accattivante ed entusiasmante, e chi invece ha esposto qualche riserva e perplessità proprio riguardo alla trama, giudicata o troppo artificiosa, poichè giocata sulla sovrapposizione di scene dal forte taglio cinematografico, o evanescente, per la presenza nella vicenda dell'elemento sovrannaturale. Per quanto riguarda l'epilogo, è sorta spontanea la domanda: "si tratta di una benedizione o di una maledizione per il prtagonista sopravvivere oltre il tempo accanto alla reincarnazione del suo amore, che rivive ma sotto un'altra veste?"; la risposta pare scontata: lo scrittore, una volta venduta la sua anima al diavolo, forse alla ricerca di fama o semplicemente per denaro, non può che perdersi per sempre nel suo inferno. In ogni caso, la discussione si è conclusa con un'unanime impressone: l'immensa ammirazione per il potere magnetico della scrittura di questo autore.
Dallo stesso romanzo di Zafon è sorta la nuova proposta di lettura: Grandi speranze di Charles Dickens, citato appunto ne Il gioco dell'angelo; l'idea è parsa ottima per due motivi: cogliere l'occasione per leggere un classico intramontabile, non ancora proposto in quest'anno di vita del Club dei lettori, e, sprattutto, capire come mai questo libro sia così caro a Zafon, tanto da proporlo ai personaggi della sua opera e, indirettamente, ai suoi stessi lettori!
Dunque, vi aspettiamo Venerdì 20 Marzo al prossimo incontro del Club per approfondire questi spunti di lettura.

martedì 24 febbraio 2009

Charles Dickens

Nacque a Landport, presso Portsmouth (contea dello Hampshire) da John Dickens e da Elizabeth Barrow, secondo di otto figli. Quando aveva cinque anni la sua famiglia si trasferì nel Kent, dove egli ricevette la prima educazione. Come ebbe modo poi di affermare di suo pugno, fino a quel momento la sua infanzia era stata un periodo idilliaco. Passava il tempo libero all'aperto impegnato in voraci letture. Più tardi racconterà delle sue vivide memorie riguardanti l'infanzia e della particolare memoria fotografica che lo aiutò a dar vita alle sue finzioni.
All'età di dieci anni, la sua famiglia fu costretta nuovamente a trasferirsi a Camden Town, un quartiere di Londra. La sua famiglia era abbastanza agiata ed egli fu iscritto presso una scuola privata, ma tutto cambiò quando suo padre, avendo speso troppi soldi nel difendere e sostenere la propria posizione sociale, venne arrestato per debiti.
All'età di dodici anni fu ritenuto abbastanza grande per lavorare e venne mandato a lavorare in una fabbrica che produceva lucido per scarpe per dieci ore al giorno. Charles, per guadagnare denaro, iniziò anche a spacciare oppio, sostanza che, con l'andare del tempo, avrebbe iniziato ad assumere.
Dopo qualche anno la situazione economica della famiglia migliorò, grazie anche ai soldi ereditati dalla famiglia di suo padre. Anche quando suo padre fu liberato dalla prigione, la madre di Charles non lo fece smettere subito di lavorare in fabbrica perché questa apparteneva ad un suo parente. Dickens non le perdonò mai questo comportamento, e il risentimento per la sua situazione e le condizioni della classe operaia divennero il tema principale dei suoi lavori.
All'età di quindici anni entrò in uno studio di avvocati come praticante, con buone prospettive di diventare avvocato, ma la professione non gli piaceva e quindi iniziò a studiare stenografia, diventando cronista parlamentare ed avendo la possibilità di viaggiare in tutta la Gran Bretagna; proprio dal suo lavoro di giornalista nascerà la sua prima opera, Sketches by Boz.

A vent'anni scrisse il primo romanzo per il quale incominciò a farsi un nome: The Pickwick Papers (in Italia pubblicato con il titolo di Il Circolo Pickwick).
Iniziò quindi a dedicarsi alla scrittura finché a ventisei anni venne pubblicato sull'Evening Chronicle, in dispense mensili, il romanzo "Quaderni postumi del Circolo Pickwick" (The Pickwick Papers), che lo rese famoso nel panorama della narrativa inglese.
Nel frattempo il 2 aprile 1836 aveva sposato Catherine Hogarth, figlia del direttore del giornale, e si era trasferito a Bloomsbury, precisamente al numero 48 di Doughty Street.

Nel 1836 accettò di lavorare come scrittore presso Bentley's Miscellany, un lavoro che conservò fino al 1839.
Il 4 gennaio 1842 partì con la moglie per gli Stati Uniti dove visitò (ormai scrittore conosciuto) Boston, Washington, New York e il Mississippi.
Tra il 1844 e il 1845 soggiornò a lungo a Genova ed ebbe occasione di visitare diverse altre città italiane fra cui Roma e Napoli. Il resoconto di questi viaggi costituì il materiale per il suo libro Pictures from Italy 1844-45[1]. Fu nella lunga tappa genovese nell'estate del 1844 che scrisse Le campane (The Chimes).
Fece quindi ritorno in Inghilterra dove si impegnò a dare vita ad un giornale liberale impegnato per la lotta nell'abolizione delle leggi protezionistiche sui prodotti agricoli. Nel 1846, in gennaio, uscì il primo numero del Daily News, i cui principi guida sarebbero stati miglioramento, progresso, educazione, libertà religiosa e civile, legislazione equa. Dopo soli 17 numeri si dimise però dall'incarico di direttore lamentandosi di essere circondato da incapaci.
Il 1848 fu turbato da gravi questioni familiari e da grandi litigi nella cerchia degli amici ma Dickens condusse comunque in porto il progetto di un giornale periodico battezzato Household Words con l'intento di mescolare la narrativa e la polemica contro i mali del suo tempo. Il primo numero uscì nel 1850; i progetti di risanamento edilizio londinesi ne subirono l'influenza. In esso citò il funesto terremoto che colpì la Basilicata nel 1857[2]).
Nel 1850 progettò e mise in scena insieme a Lord Bulwer Lytton un testo teatrale di ambientazione settecentesca, Not so bad as we seem. La moglie si ammalò ed una figlia morì improvvisamente.

Nel 1855-56 visse a Parigi durante l'inverno, trasferendosi in estate presso Boulogne. I rapporti con i familiari si andavano, intanto, deteriorando.
Nel 1858 si separò definitivamente dalla moglie, mettendo un annuncio sui giornali e accusandola di non aver mai saputo badare ai figli e alla famiglia, nonostante inizialmente fossero felici; comunque Dickens continuò a mantenerla e mise a sua disposizione una casa dove potesse vivere. Fu lì che morì dopo venti anni. Georgina, la sorella di Catherine, si mosse in suo aiuto e vi erano voci che Charles fosse romanticamente legato alla sorella.
L'infelicità nel rapporto coniugale di Dickens si mostrò anche quando nel 1855 egli andò ad incontrare Maria Beadnell, il suo primo amore, che pur essendo sposata sembra che sia caduta in fallo nel vedere il romantico ricordo che Charles aveva di lei.
Il 9 giugno 1859 fu coinvolto nel disastro ferroviario di Staplehurst. Nell'incidente, sei carrozze del treno sul quale Dickens viaggiava caddero da un ponte in riparazione; l'unica carrozza di prima classe che rimase sul ponte fu proprio quella in cui si trovava lo scrittore. Rimase sul posto per assistere i feriti, per poi ritornare nella sua carrozza a salvare i manoscritti dell'opera incompiuta Our Mutual Friend. Nonostante ne fosse uscito incolume, non fu mai in grado di cancellare dalla sua mente tale disgrazia.
Dickens cercò di evitare le inchieste sul disastro per non far scoprire il motivo del suo viaggio; era infatti di ritorno dalla Francia dove era andato a trovare l'attrice Ellen Ternan, la donna che gli aveva fatto dimenticare Catherine e con la quale aveva già una relazione prima di arrivare alla separazione definitiva.
Sempre nel 1859 fondò il periodico All the Year Round, che ebbe uno strepitoso successo, vennero vendute circa 10.000 copie.

Negli ultimi mesi del 1865 si recò ancora in America per un giro di lettura delle sue opere. Il suo stato di salute peggiorava giorno dopo giorno. Alla fine gli fu diagnosticato un attacco di paralisi.
L'8 giugno 1870 fu colpito da un colpo apoplettico e morì il giorno dopo, esattamente a undici anni di distanza dal disastro di Staplehurst.
È sepolto nell'abbazia di Westminster nell'angolo dei poeti (Poet's Corner).
La sua vita è stata raccontata da John Forster nel libro The Life of Charles Dickens (Londra, 1872-1874)[3].
A Dickens è stato intitolato il cratere Dickens, sulla superficie di Mercurio.

Grandi Speranze


Il romanzo ha come protagonista Pip (contrazione di Philip Pirrip), orfano che vive con la sorella ed il marito di lei. I rapporti con la sorella non sono molto buoni, mentre Pip è molto affezionato al cognato fabbro Joe; sempre nel periodo infantile avviene il fatto chiave della vicenda: infatti in una palude nei pressi del paesino Pip incontra un malfattore di nome Magwitch che lo obbliga a portargli del cibo ed una lima per segare le catene che lo avvincono (era infatti fuggito da una nave che lo doveva deportare). Il bambino, terrorizzato dal delinquente, ruba dalla dispensa di casa sebbene sia molto impaurito della sorella che lo potrebbe scoprire.
In seguito, il ragazzo entra sotto la protezione di una nobile del luogo, Miss Havisham, nella casa della quale incontra Estella; egli se ne invaghisce, ma essa è irraggiungibile essendo lui di umili condizioni e di grossolana educazione, mentre lei è stata adottata dalla stessa signora e da lei educata.
Nel prosieguo del romanzo Pip riceve un'enorme fortuna, che si crede gli sia stata donata dalla sua protettrice, che lo aveva preso in simpatia: il benefattore desidera però restare anonimo. Con le nuove possibilità, si aprono appunto per Pip grandi speranze; nonostante questo, Pip non riesce ad ambientarsi del tutto nella vita di città, complice anche la delusione per il matrimonio di Estella con un bruto che ella stessa ritiene tale.
Più avanti scoprirà che la sua fortuna deriva da Magwitch; questi era stato deportato in Australia dove aveva fatto fortuna, ma aveva serbato intatta la riconoscenza per l'allora bambino. Magwitch viene a trovarlo a Londra rischiando la vita (è infatti sfuggito alla deportazione e verrebbe sicuramente ucciso se scoperto), ma getta nella disperazione Pip, che si trova tra l'altro a dover nascondere un latitante. Nel tempo della sua permanenza nella city di Pip avvengono fatti importanti: egli stringe amicizia con Herbert ed entra in contatto con Jaggers, l'intermediario che gli ha recapitato i soldi di Magwitch; inoltre muoiono la sorella e Miss Havisham.
Pip riceve un messaggio in cui è invitato a recarsi al suo paesino d'origine per discutere di fatti importanti; il protagonista si trova però in una trappola architettata da Orlick, l'aiuto fabbro di Joe; Pip si salverà solo grazie ad un provvidenziale intervento dell'amico Herbert. Decidono allora di far fuggire Magwitch in suolo straniero ma vengono scoperti. Magwitch è condannato all'impiccagione ma muore prima dell'esecuzione.Dopo aver scoperto che Estella è figlia di Magwitch, incontra proprio questa nella casa di Miss Havisham ormai abbandonata...