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giovedì 29 settembre 2011

10^ Riunione

Il giorno 23 settembre 2011 alle ore 18,00 si è tenuta presso la Biblioteca civica la riunione mensile del Club dei lettori, in questa occasione i testi sui quali si è dibattuto sono stati “Cronache di poveri amanti” di Vasco Pratolini e “La notte ha cambiato rumore” di Maria Duenas.
I lettori hanno dimostrato di avere particolarmente gradito il primo testo, complici la forte attualità delle tematiche affrontate, proposte dall’autore attraverso groviglio di vite dei personaggi, e la visione fortemente realistica del romanzo che agli occhi di chi legge appare come uno spaccato di vita.
“La notte ha cambiato rumore” invece ha suscitato commenti circa la protagonista, ritenuta da alcuni ingenua, ma nel complesso è stato giudicato molto interessante sul piano della trama che si rivela essere estremamente accattivante.
Per il prossimo incontro fissato per il giorno 21 ottobre 2011 alle ore 18,00 è stato scelto come testo “La luna e i falò” di Cesare Pavese.

Biografia Cesare Pavese

Nato da una famiglia piccolo-borghese d'origini contadine, orfano di padre ad appena sei anni, compie gli studi medi ed universitari a Torino, laureandosi con una tesi sulla poesia di Walt Whitman. Fondatore nel '33 - con Carlo Levi, Massimo Mila, Leone Ginzburg ed altri - della casa editrice Einaudi, dal 1934 direttore della rivista "Cultura", trascorre poi un anno al confino pel suo coinvolgimento in attività antifasciste.Tornato a Torino, pubblica la sua prima raccolta di versi ("Lavorare stanca", 1936) e continua nell'attività di traduzione di scrittori americani. Nella narrativa, debutta col romanzo - assai lodato dalla critica - "Paesi tuoi" (1941), già catalogo di temi ed atteggiamenti che verrano sviluppati nelle opere successive: la solitudine ("tutto il problema della vita è questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri" annota ne "Il mestiere di vivere", il diario uscito postumo nel 1952), il contrasto insanabilecittà-campagna, le suggestioni della letteratura statunitense (l'attrazione criptoincestuosa di Talino per Gisella pare mutuata dalle torride atmosfere delFaulkner de "L'urlo e il furore" e di "Santuario", o del Cain de "Il postino suona sempre due volte"). In seguito, diverrà centrale il mito del ritorno all'infanzia, alle colline, al mare: ne "La spiaggia" (1942), nei tre racconti racchiusi ne "La bella estate" (1949), nel capolavoro "La luna e i falò" (1950, premio Strega), esso è esposto con intensità e struggimento.Nell'ultimo lavoro, in particolare, il personaggio di Anguilla - ritornato dall'America, ov'era emigrato in cerca di fortuna, alle natìe Langhe - verifica con dolore quanto il presente abbia vetrioleggiato il passato: sparite le persone, cambiati i luoghi, cancellata finanche la dolcezza dei ricordi (i falò d'un tempo, mutatisi da rito propiziatorio a simbolo di orrori od ingiustizie), è costretto a constatare che "crescere vuol dire andarsene, invecchiare, veder morire, ritrovare la Mora com'era adesso". Un'ammissione di fallimento dalle manifeste connotazioni autobiografiche, destinata pochi mesi dopo a tradursi in un disperato gesto suicida.Rimane da dire dello stile, delle tecniche adoprate dal nostro nelle singole opere: il filo rosso è costituito da una vocazione lirico-evocativa riscontrabile in misura differente nei testi, si tratti d'una presa di coscienza ("Il compagno, 1947), dell'incapacità di coinvolgersi d'un ritroso intellettuale ("La casa in collina", 1948) o dell'analisi dei miti fondanti di tutti i libri in chiave antropologico-psicoanalitica ("I dialoghi con Leucò", 1947). Simbolo tragicamente irrisolto dell'impegno politico (la sua militanza nel PCI) e del disagio esistenziale, Pavese resta uno tra gli scrittori più amati del dopoguerra, figura nodale d'un ventennio - quello che va dal '30 al '50 - tra i più vividi ed intensi della vicenda letteraria e culturale indigena. F.T.

La luna e i falò



Il viaggio nel tempo di Anguilla, che abbandona le Langhe per far fortuna in America e poi torna al suo paese, viene raccontato dallo scrittore piemontese nel suo ultimo romanzo: quello che la critica ha definito il suo libro piú bello.
La luna e i falò è il viaggio nel tempo di un trovatello cresciuto bracciante in una fattoria delle Langhe, emigrato in America e tornato con un po' di fortuna nelle sue campagne. Tutto qui è semplice e corale, comunicativo e conseguente, solido e necessario. Anche lo scrittore è rientrato in patria. E nella lingua, come nella rappresentazione di cose e creature, appare qui qualcosa che è nuovo nella letteratura italiana. In nessuna delle sue opere, Pavese era riuscito a condensare in una sintesi narrativa tutti gli elementi della propria personalità spirituale facendo dimenticare l'impegno dello scrittore nella naturalezza della creazione, come in questo suo ultimo libro" (Pietro Jahier) Dalla prima edizione, uscita nel 1950 presso Einaudi nella collana "I coralli", il libro ha venduto circa un milione di copie.