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mercoledì 22 dicembre 2010

4 Riunione del 4° anno

Giovedì 16 dicembre si è svolto il consueto incontro mensile del Club dei Lettori. Nonostante il numero ridotto dei partecipanti, o forse proprio per questo, il dibattito è stato molto acceso ed interessante. ecco alcuni dei punti salienti che anni animato la serata:
  1. Alla Ginzburg è riconosciuta una prosa scorrevole e le sue riflessioni mettono in evidenza una nota dolce amara. Nel narrare fa risaltare una nostalgia del passato ed una delusione del presente ad esempio quando descrive il padre che era una figura portante ed oggi non lo è più.
  2. Le cose già successe come modus di raccontare per non dimenticare; in particolare è stato fatto un parallelo tra "Lessico famigliare", che è piaciuto meno del libro discusso E' stato apprezzato il mettersi in gioco dell'autrice attraverso riflessioni personali.
  3. Qualcuno non è riuscito a capire cosa la Ginzburg voglia comunicare ai lettori e si è chiesto se essa scriva per sè stessa o per gli altri.

Il prossimo appuntamento si terrà Venerdì 14 Gennaio 2011 alle ore 18 e il libro proposto é: Il muro invisibile di Harry Bernstein.

Harry Bernstein: biografia




Harry Bernstein è' nato nel 1910 vicino a Manchester ed emigrato con la famiglia negli Stati Uniti dopo la Prima Guerra Mondiale. Ha lavorato a lungo come redattore, scrivendo articoli, come freelance anche per testate quali Popular Mechanics, Jewish American Monthly and Newsweek e selezionando soggetti per il grande schermo. Nel 2002, dopo sessantasette anni di vita insieme, è morta la moglie a cui era profondamente legato e si è dedicato alla scrittura. Ha pubblicato il suo primo libro a 96 anni. Al primo, Il muro invisibile, ne sono seguiti altri due, Il sogno infinito e Il giardino dorato.
Come vedete non è mai troppo tardi e non bisogna scoraggiarsi nè sentirsi mai troppo vecchi.

Il muro invisibile


Harry è un ragazzino di quattro anni, il più piccolo di cinque fratelli. Il padre, un ebreo immigrato dalla Polonia, lavora alle manifatture tessili, sperperando gran parte del suo salario al pub. La madre manda avanti la famiglia come può, ricorrendo a mille espedienti. La loro povera casa si allinea con altre simili su una strada di ciottoli di una cittadina industriale del nord dell'Inghilterra. Una strada come tante, ma solo in apparenza, perché al suo centro corre un muro invisibile: gli ebrei da una parte, i cristiani dall'altra. Due mondi con usanze, credenze, pregiudizi diversi si fronteggiano, quasi non fossero parte di un'unica realtà, quella della miseria. La Prima guerra mondiale incombe, e con essa eventi che cambieranno per sempre la vita della famiglia, e quella della strada. Quando Lily, la sorella maggiore di Harry, vince con il massimo dei voti una borsa di studio per la Grammar School, il padre si oppone e la trascina con sé alle manifatture. Ma alla fine della guerra l'amore segreto per Arthur, un ragazzo cristiano, darà a Lily la forza di ribellarsi e di sfuggire, con la complicità di Harry, a un destino segnato. Solo il figlio nato da questa unione negata sarà in grado di aprire una crepa nel muro, lasciando filtrare un raggio di luce

martedì 30 novembre 2010

3 Riunione del 4° anno

Venerdì 26/11/10 il club dei lettori si è riunito per l' incontro mensile.
Il libro discusso: "Nel Mare ci sono i coccodrilli" di Fabio Geda, è stato giudicato positivamente, anche da chi, inizialmente, aveva qualche perplessità.
E' stato apprezzato soprattutto per il linguaggio naturale, semplice che il protagonista usa per raccontare la sua triste storia.
E' stato inoltre riscontrato un forte richiamo a un problematica attuale, quella dei clandestini, di cui sentiamo quotidianamente parlare ai telegiornali: qui infatti il giovane protagonista durante il suo viaggio verso la salvezza, s'imbatte in grandi ed innumerevoli pericoli.
Il protagonista è amato dal lettore per la sua ingenuità di bambino che lo porta ad intreprendere un lungo viaggio in cui cerca di allontanare i pensieri negativi e il rancore, con l'unico obbiettivo di sopravvivere!
Si fa fatica a capire come sia possibile che un bambino di 9/10 anni sia in grado di affrontare tutto quello che affronta, se lo si paragona per un secondo ai bambini dei giorni nostri.
La discussione si è accesa quando si è affrontato il tema del viaggio, in primo luogo perchè in molti hanno trovato che questo ragazzo sia riuscito a sfuggire all'Afghanistan con troppa facilità e soprattutto hanno fatto fatica a riconsocere l'Italia generosa e antirazzista che lui trova alla fine del suo lungo viaggio.
La prossima riunione si terrà il 16 /12 con la seconda tappa del giro d'Italia.
Il mese prossimo si avrà l'opportunità di approfondire Natalie Ginzburg e il suo libro/diario "Mai devi domandarmi".

Natalia Ginzburg

Natalia Levi nasce a Palermo da Giuseppe Levi, illustre scienziato ebreo di origine triestina, e Lidia Tanzi, milanese e non-ebrea. Il padre è professore universitario antifascista e sia il padre che i tre fratelli saranno imprigionati e processati con l'accusa di antifascismo.
Natalia trascorre l'infanzia e l'adolescenza a Torino, in stato di emarginazione e trova presto conforto nella scrittura.
Esordisce nel 1933 con il suo primo racconto, I bambini, pubblicato dalla rivista "Solaria" e nel 1938 sposa Leone Ginzburg col cui cognome firmerà in seguito tutte le sue opere.
Sringe legami con i maggiori rappresentanti dell'antifascismo torinese e in particolare con gli intellettuali della casa editrice Einaudi della quale il marito, docente universitario di letteratura russa, era collaboratore dal 1933.

Nel 1940 segue il marito, che era stato mandato al confino per motivi politici e razziali, a Pizzoli in Abruzzo dove rimane fino al 1943.
Nel 1942 scrive e pubblica, con lo pseudonimo di Alessandra Tornimparte, il suo primo romanzo intitolato La strada che va in città che verrà ristampato nel 1945 sotto il nome dell'autrice.

In seguito alla morte del marito, torturato e ucciso nel febbraio del 1944 nel carcere romano di Regina Coeli, nell’ottobre dello stesso anno Natalia giunge a Roma, da poco liberata, e si impiega presso la sede capitolina della casa editrice Einaudi.
Nell’autunno del 1945 si ristabilisce a Torino.

Nel 1947 esce il suo secondo romanzo È stato così che vince il premio letterario "Tempo".

Nel 1950 sposa l'anglista Gabriele Baldini, docente di letteratura inglese e direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Londra. Inizia per Natalia un periodo ricco per la produzione letteraria che si rivela prevalentemente orientata sui temi della memoria e dell'indagine psicologica.
Nel 1952 pubblica Tutti i nostri ieri; nel 1957 il volume di racconti lunghi, Valentino, che vince il premio Viareggio e il romanzo Sagittario; nel 1961 Le voci della sera che, insieme al romanzo d'esordio, verrà successivamente raccolto nel 1964 nel volume Cinque romanzi brevi.

Nel 1962 esce la raccolta di saggi Le piccole virtù e nel 1963 vince il premio Strega con Lessico famigliare che viene accolto da un forte consenso di critica e di pubblico.

Negli anni settanta nella narrativa seguono i volumi Mai devi domandarmi del 1970 e Vita immaginaria del 1974.
Nel racconto Famiglia del 1977, il romanzo epistolare La città e la casa del 1984 oltre La famiglia Manzoni, nel 1983, visto in una prospettiva saggistica.

La Ginzburg si rivela inoltre autrice di commedie tra le quali, Ti ho sposato per allegria del 1965, e Paese di mare nel 1972.
Nella successiva produzione la scrittrice, che si era rivelata anche fine traduttrice con La strada di Swann di Proust, ripropone in modo più approfondito i temi del microcosmo familiare con il romanzo Caro Michele del 1973,

1969 costituisce un punto di svolta nella sua vita: muore il secondo marito e la scrittrice si imepga nella politica.

Nel 1971 sottoscrive, assieme a numerosi intellettuali, scrittori, artisti, registi la lettera aperta a L'espresso sul caso Pinelli, anche nota come appello contro il commissario Calabresi, documento attraverso cui venivano denunciate le presunte responsabilità di Calabresi, assassinato l'anno successivo. .

Nel
1983 viene eletta nelle liste del Partito Comunista Italiano al Parlamento.
Nel
1988 scrive un articolo, diventato ormai famoso, sull'Unità dal titolo: Non togliete quel crocifissodifendendo la presenza del simbolo religioso nelle scuole e opponendosi alle contestazioni dilaganti in quegli anni.

Muore a Roma tra il 6 e il 7 ottobre 1991.

Mai devi domandarmi


Il volume raccoglie una serie di brevi saggi che risalgono alla fine degli anni Sessanta. Testi che somigliano alle pagine di quel diario che Natalia Ginzburg dichiarava di non tenere e che affrontano vari temi: la solitudine dell'infanzia, lo stupore della vecchiaia, i film visti e i libri letti, le esperienze di lavoro, la psicanalisi, la musica lirica, le faccende domestiche, la politica, il credere e il non credere in Dio

domenica 31 ottobre 2010

2° Riunione del 4°anno

Giovedì 28 Ottobre si è tenuta la seconda riunione del club dei lettori presso la Biblioteca di Santo Stefano Mgara...
Anche questa volta i lettori più fedeli si sono ritrovati per discutere di autore molto famoso...
Infatti, in seguito alla proposta fatta alla fine delle sessione estiva, ovvero di leggere un autore del 900 per ogni regione, si è deciso di cominciare da Italo Calvino e dalla sua opera "I sentieri dei nidi di ragno".
Il libro è piaciuto molto...per diversi motivi:
1) il protagonista Pin...il bambino a metà strada fra il mondo dei grandi e il mondo dei piccoli guida il lettore, prendendolo quasi per mano, all' interno della storia....è grazie a lui e ai suoi pensieri che si ha voglia di continuare a leggere per scoprire la fine...
2)la modernità dei contenuti...nonostante sia un libro del 47, in molti hanno rivisto nella figura di Pin tanti di quei bambini che,purtroppo, ancora oggi, ogni giorno si ritrovano a crescere in parti del mondo in cui la guerra è una realtà molto presente...
3)le numerose metafore...come la scena finale...Pin che va via mano nella mano con Cugino..immagine che richiama molto la figura del padre con il suo bambino...della conquista di Pin di un affetto da parte di un adulto...oppure il posto segreto di Pin, interpretato con un mondo interiore non contaminato dagli adulti ecc...ecc
é stata una riunione molto riflessiva...
Fra i numerosi libri proposti per il prossimo incontro la maggioranza ha deciso di leggere:
"Memorie di una Geshia" di Arthur Golden e "Nel mare ci sono i coccodrilli" di Fabio Geda...
L'incontro si terrà il 26 Novembre sempre presso la biblioteca di Santo Stefano Magra.
Fabio Geda (Torino, 1 marzo 1972) è uno scrittore italiano. Si occupa di disagio minorile e animazione culturale. Scrive su Linus e su La Stampa circa i temi del crescere e dell'educare. Collabora con la Scuola Holden, il Circolo dei Lettori di Torino e con la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura.Esordisce nel 2007 con il romanzo "Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani" edito dalla casa editrice Instar libri e tradotto in Francia[1] e in Romania
Il romanzo viene selezionato per il Premio Strega, presentato da Valeria Parrella e Diego De Silva . Si classifica secondo al Premio Stresa di Narrativa[4]. Si aggiudica il premio come Migliore Esordio al Premio Letterario Via Po di Torino, vince il Premio del Giovedì "Marisa Rusconi" ed è il Migliore Esordio 2007 anche per la redazione della trasmissione radiofonica Fahrenheit[5] che lo mette anche a disposizione in ascolto per non vedenti. Il libro viene anche selezionato dalla città di Cuneo come romanzo da proporre in lettura alle scuole. Nel 2008, oltre alla presenza alla Fiera del libro di Torino, nell'ambito delle attività collaterali, viene invitato a parlare nelle carceri di Saluzzo[7].
A ottobre del 2008 è uscito il secondo romanzo: "L'esatta sequenza dei gesti". Vincitore del Premio Grinzane Cavour[8] e del Premio dei Lettori di Lucca.
In aprile 2010 è uscito il suo nuovo libro "Nel mare ci sono i coccodrilli", che racconta la vera storia di Enaiatollah Akbari, un giovane fuggito ancora bambino dall'Afghanistan, passato fra vicende estreme e approdato infine a Torino, dove ha ottenuto asilo politico ed è stato affidato a una famiglia che si prende cura di lui.

Nel mare ci sono i coccodrilli


Se nasci in Afghanistan, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, può capitare che, anche se sei un bambino alto come una capra, e uno dei migliori a giocare a Buzul-bazi, qualcuno reclami la tua vita. Tuo padre è morto lavorando per un ricco signore, il carico del camion che guidava è andato perduto e tu dovresti esserne il risarcimento. Ecco perché quando bussano alla porta corri a nasconderti. Ma ora stai diventando troppo grande per la buca che tua madre ha scavato vicino alle patate. Così, un giorno, lei ti dice che dovete fare un viaggio. Ti accompagna in Pakistan, ti accarezza i capelli, ti fa promettere che diventerai un uomo per bene e ti lascia solo. Da questo tragico atto di amore hanno inizio la prematura vita adulta di Enaiatollah Akbari e l'incredibile viaggio che lo porterà in Italia passando per l'Iran, la Turchia e la Grecia. Un'odissea che lo ha messo in contatto con la miseria e la nobiltà degli uomini, e che, nonostante tutto, non è riuscita a fargli perdere l'ironia né a cancellargli dal volto il suo formidabile sorriso. Enaiatollah ha infine trovato un posto dove fermarsi e avere la sua età. Questa è la sua storia

Arthur Golden


Arthur Golden è nato e cresciuto a Chattanooga, nel Tennessee. Laureato in Storia dell’arte ad Harvard nel 1978, si è specializzato in arte giapponese e ha conseguito un Master in Storia del Giappone alla Columbia University, dove si è anche dedicato allo studio del cinese mandarino. Dopo qualche tempo a Pechino, si è trasferito a Tokyo dove ha lavorato in campo editoriale. Sposato e padre di un figlio, vive attualmente a Brookline, nel Massachusetts.Memorie di una geisha, suo primo romanzo e straordinario successo in tutto il mondo, è il frutto di dieci anni di intense ricerche, conclusi da una serie di lunghe conversazioni avute con una vera geisha.

Memorie di una Geisha

Circondate da un'aura di mistero, le geishe hanno sempre esercitato sugli occidentali un'attrazione quasi irresistibile. Ma chi sono in realtà queste donne? A tutte le domande che queste figure leggendarie suscitano, Arthur Golden ha risposto con un romanzo, profondamente documentato, che conserva tutta l'immediatezza e l'emozione di una storia vera. Che cosa significa essere una gheisha lo apprendiamo così dalla voce di Sayuri che ci racconta la sua storia: l'infanzia, il rapimento, l'addestramento, la disciplina -tutte le vicende che, sullo sfondo del Giappone del '900, l'hanno condotta a diventare la gheisha più famosa e ricercata. Un romanzo avvincente e toccante, di rara sensibilità e ricchezza, coronato da uno straordinario ritratto femminile e dalla sua voce indimenticabile.

mercoledì 6 ottobre 2010

1° Riunione del 4°anno

Venerdì 24 Settembre 2010 alle ore 18 si è svolta la riuonione del club dei lettori, 1° di questa sessione autunnale, i fedeli lettori si sono recati a questo, ormai abituale, appuntamento presso la biblioteca civica avendo affrontato nell'estate la lettura del libro di Emanuele Trevi "il libro della gioia perpetua" ed un libro a scelta dello scrittore Isaac Asimov. Per quello che riguarda Asimov non tutti sono riusciti ad assolvere il "compito" per svariate problematiche, ma , da coloro che lo hanno letto o riletto, è stata giudicata una lettura piacevole e per alcuni è stato un' interessante scoperta perchè si aspettavano qualcosa di completamente diverso.
Il libro di Emanuele Trevi ha scatenato una lunga discussione, la maggior parte dei lettori del Club hanno apprezzato, al di là della struttura complessa e dell'impianto filosofico del romanzo, la semplicità del messaggio trasmesso dall'autore. Per altri, invece, l'imbastitura della trama avrebbe potuto sottointendere significati più profondi ed oscuri; anche se, come ha detto qualcuno: "ma in fondo il messaggio dell'amore non è il più universale che Trevi potesse darci?"
Con la prossima riunione, il 28 Ottobre, prende via il "giro d'Italia con gli autori del 900 italiano", una nuova iniziativa per approfondire la conoscienza dei nsotri autori e celebrare contemporaneamente la ricorrenza del 150°anniversario dell'Unità d'Italia.
Da una rosa di 50 autori e relative opere che coprivano quasi tutte le regioni della penisola italiana sono stati scelti, a maggioranza, tramite una votazione, una serie di autori che ci permetteranno di affrontare almeno una decina di incontri. Per la 1° tappa, avendo avuto più voti e ricorrendone il 19 settembere anche il 25° anniversario della morte, è stato scelto l'autore Italio Calvino con il suo primo romanzo "il sentiero dei nidi di ragno"

I sentieri dei nidi di ragno


Italia, periodo della Resistenza. In un piccolo paese ligure della Riviera di Ponente, valli e boschi dove la lotta partigiana è più forte, Pin è un bambino di circa dieci anni, orfano di entrambi i genitori, tremendamente solo e in perenne ricerca di integrarsi con gli adulti del vicolo e dell'osteria. Offeso per le relazioni sessuali che la sorella prostituta, la Nera di Carrugio Lungo, intrattiene con i militari tedeschi e provocato dagli adulti a provare la sua fedeltà, Pin sottrae a Frick, l'amante della donna, la pistola di servizio, una Walther P38, e la sotterra in campagna, nel luogo, sconosciuto a tutti, in cui è solito rifugiarsi, dove i ragni fanno il nido. Il furto sarà poi causa del suo internamento in prigione. Qui entra a contatto con la durezza della vita di carcerato e con la violenza perpetrata da uomini su altri uomini. Qui incontra Pietromagro , ma specialmente Lupo Rosso, un giovane della Resistenza, che in prigione subiva interminabili interrogatori e violenze. Quest'ultimo aiuta Pin ad evadere dal carcere, ma una volta fuori, Lupo Rosso lascerà inavvertitamente Pin a se stesso, a girovagare nel bosco da solo, finché non incontra Cugino. Questi lo condurrà al gruppo di militanti partigiani a cui appartiene, il distretto del Dritto. Qui conosce personaggi dalla dubbia eroicità, caratterizzati dai più comuni umani difetti: Dritto, Pelle, Carabiniere, Mancino, Giglia, Zena il lungo, Kim e Ferriera.
Una sera, Dritto appicca erroneamente il fuoco all'accampamento, costringendo i compagni partigiani ad insediarsi in un vecchio casolare dal tetto sfondato. Un litigio col capo brigata irrita Pelle a tal punto da spingerlo al tradimento dei suoi compagni: parte per il villaggio, lungo il percorso dissotterra la P38 e se ne impossessa, e infine rivela ai tedeschi l'insediamento partigiano. Presto la Resistenza provvede a freddarlo. Il giorno seguente i comandanti partigiani fanno sopralluogo nel distretto del Dritto, e, venuti a conoscenza dell'avvenuto, decidono di giustiziare il Dritto per l'accaduto, ma solo in seguito l'imminente battaglia. Casualmente Pin viene a conoscenza della relazione adultera tra lo stesso Dritto e Giglia.
La sera arrivano vittoriosi tutti gli altri partigiani. Poiché l’accampamento non è più sicuro come prima, si mettono tutti in cammino e raggiungono la postazione di altri partigiani. Qui, tutti iniziano a parlare e la discussione si accende quando Pin comincia a rivelare quello che ha visto la mattina, mordendo la mano di Dritto che tentava di zittirlo. Con quel gesto rabbioso esce dal casolare e scappa via di corsa. Incontra di tanto in tanto dei tedeschi e dopo alcuni giorni di marcia, arriva al suo villaggio o almeno quello che ne resta dopo il rastrellamento dei nazisti. Ancora una volta si rifugia nel suo luogo segreto, ma vi trova tutta la terra rimossa e la pistola scomparsa: è quasi sicuro che sia stato Pelle.
Rattristato si reca dalla sorella, suo unico contatto con il mondo, molto sorpresa di vederlo. Mentre conversa con lei, viene a sapere che lei possiede una pistola datale da un giovane delle brigate nere sempre raffreddato. Pin capisce che si tratta di Pelle e che la pistola è proprio la P38 che lui aveva sottratto al tedesco e aveva sotterrata al sentiero dei nidi di ragno. Se la riprende con rabbia e gridando contro la sorella va via di casa. Si sente ancora più solo, fugge verso il sentiero dei nidi di ragno, dove incontra nuovamente Cugino. Durante la conversazione che intrattengono, Pin realizza che proprio Cugino è l'unico vero amico, un adulto che si interessa persino ai nidi di ragno scoperti da Pin. Ma Cugino dice a Pin che vorrebbe andare con una donna, dopo tanti mesi passati in montagna. Pin rimane male, proprio Cugino che era sempre stato così ferocemente critico verso le donne. Anche lui, pensa Pin, è come tutti gli altri adulti. Parlano della sorella prostituta, Cugino è interessato e si fa indicare la sua abitazione. Si allontana portandosi proprio la pistola che Pin gli presta mentre tiene a guardia lo sten di Cugino. Dopo pochi minuti Pin sente degli spari venire dalla città vecchia. Pensa che Cugino sia stato imprudente, forse ha trovato dei tedeschi a casa della sorella, forse è rimasto ucciso. Ma ecco, invece, che ricompare: troppo presto rispetto a quello che aveva detto di voler fare con la prostituta. Il bambino è felice: Cugino gli dice che ci ha ripensato, che non ha voglia di andare con una donna. È probabile che abbia provveduto ad uccidere la sorella di Pin perché complice delle truppe tedesche, ma questo fatto rimane incerto, non detto, e Pin non collega gli spari sentiti alla rapidità del ritorno di Cugino. Nessuna consapevolezza o sospetto c'è da parte di Pin: è felice di aver ritrovato una figura di adulto che lo protegge e lo capisce, i due si tengono per mano e si allontanano.

Italo Calvino


Italo Giovanni Calvino Mameli (Santiago de Las Vegas, 15 ottobre 1923Siena, 19 settembre 1985) è stato uno scrittore italiano. Intellettuale di grande impegno politico, civile e culturale, è stato forse il narratore italiano più importante del secondo novecento. Ne ha frequentato tutte le principali tendenze letterarie, dal Neorealismo al Postmoderno ma restando sempre ad una certa distanza da esse e svolgendo un proprio coerente percorso di ricerca. Di qui l'impressione contraddittoria che offrono la sua opera e la sua personalità: da un lato una grande varietà di atteggiamenti che riflette il vario succedersi delle poetiche e degli indirizzi culturali nel quarantennio fra il 1945 e il 1985; dall'altro, invece, una sostanziale unità determinata da un atteggiamento ispirato a un razionalismo più metodologico che ideologico, dal gusto dell'ironia, dall'interesse per le scienze e per i tentativi di spiegazione del mondo, nonché, sul piano stilistico da una scrittura sempre cristallina e a volte, si direbbe, classica[1] . I numerosi campi d'interesse toccati dal suo percorso letterario, sono meditati e raccontati attraverso capolavori quali la trilogia de I nostri antenati, il Marcovaldo, Le cosmicomiche, Se una notte d'inverno un viaggiatore, uniti dal filo conduttore della riflessione sulla storia e la società contemporanea.

lunedì 21 giugno 2010

9° RIUNIONE

Il 10 Giugno si è svolto il 9° incontro del Club dei Lettori presso la Biblioteca civica "Cesare Arzelà". Per questo incontro la discussione è stata su "Due" di Irène Némirovsky e su "Mendel dei libri" di Stefan Zweig. I due testi sono piaciuti molto ai lettori e questo ha fatto sì che si tenesse sia un bel dibattito relativo alle opere che una discussione sui loro autori. In considerazione delle ferie dei partecipanti al Club dei Lettori e delle manifestazioni dell'Estate Santostefanese, anche per quest'anno si è deciso per la sospensione dell'attività nella pausa estiva.

Gli incontri riprenderanno venerdì 24 Settembre 2010 alle ore 18 e i libri scelti per tale data sono: "Il libro della gioia perpetua" di Emanuele Trevi e un libro a scelta dello scrittore Isaac Asimov.

" IL LIBRO DELLA GIOIA PERPETUA" di Emanuele Trevi

“Il libro della gioia perpetua” Clara e Riki hanno otto e dieci anni, vivono a Lossiniere, un paesino geograficamente non bene identificato, vicino al mare ma a due passi dalla montagna, popolato da personaggi di una quotidiana stranezza e che, come unico mezzo di locomozione, usano carrozze trainate da cavalli. I due inseparabili amici, anzi “amiconi”, come vengono definiti più volte, sono i protagonisti di avventure fuori dal comune. Un viaggio a Roma in cui Riki si trasforma improvvisamente in un abile fantino e vince una corsa di cavalli, l’attraversamento di un lago ghiacciato a bordo di una barca con i pattini sulla chiglia o il salvataggio in mare di un gattino moribondo.

EMANUELE TREVI uno dei critici più promettenti della nuova generazione, è nato nel 1964 a Roma, dove vive. Ha tradotto e curato edizioni di classici italiani e francesi: si ricordano testi dedicati a Leopardi, Salgari, autori italiani del Novecento. Collabora al Manifesto (Alias) e alla trasmissione radiofonica Lucifero di Radio Tre, con una sezione dedicata alla poesia. Il suo libro Istruzioni per l’uso del lupo ha riscosso un notevole successo. Trevi proponeva un'uscita dalla sovrabbondanza e dallo specialismo dei saperi acquisiti e delle discipline critiche, per approdare a una "filologia del cuore", riscoprendo la disarmante impossibilità di avvicinare la letteratura e la vita, nonostante, a volte, nella fitta ombra si aprano radure e "chiari di bosco". La lettura che Trevi suggerisce è priva di pregiudizi, tutta interna alla letteratura e, al tempo stesso, tutta intrisa della vita stessa, della sua volatile ed effimera sostanza. Con Musica Distante, Trevi ritorna a meditare sul sapere. La sua meditazione non ha nulla di intellettualistico. Egli non pensa ai saperi: li pratica. Non struttura un metodo di lettura: legge. Legge le parole che un tempo di caduta ha offuscato. Emanuele Trevi ha fatto parte della giuria del premio Calvino nel 2001, e del premio Alice 2002.

ISAAC ASIMOV nasce il 2 gennaio 1920 in Russia. Nel 1923 la famiglia si trasferisce negli Stati Uniti, a New York, dove in seguito Isaac compirà gli studi.La passione per la fantascienza lo contagia nel 1929 quando nel negozio del padre scopre le riviste di "Science Fiction", di cui diviene subito un assiduo lettore.Si laurea prima in Chimica alla Columbia University di New York, (1939) e che poi, non contento, si laurea anche in Filosofia (1941). Dopo l'entrata in guerra degli USA, Isaac Asimov lavora come chimico presso la U.S. Navy Yard a Philadelphia. Tra il 1949 e il 1958 è professore alla Boston University School of Medicine. Successivamente, grazie al successo delle sue opere, abbandona l'attività accademica e diventa uno scrittore a tempo pieno, dando così vita alla sua produzione sterminata. Di fatto Isaac Asimov è unanimamente considerato uno dei maggiori scrittori di fantascienza di tutti i tempi. La sua fortuna è dovuta al felice connubio tra invenzione letteraria e verità scientifica che riesce a rendere i suoi libri verosimili e fantastici insieme, veri specchi di un futuro possibile. Nell'ambiente letterario è nota la sua fine vena satirica e ironica, che si può riscontrare anche in alcune sue opere, soprattutto nelle prefazioni. Conosciutissimi, in Italia come nel resto del pianeta, sono, tra i libri di Asimov, quelli appartenenti al ciclo sul futuro della robotica (Io, Robot; Il secondo libro dei Robot) e al ciclo di "Foundation" (tradotti con i titoli di "Cronache della galassia", "Il crollo della galassia centrale" e "L'altra faccia della spirale").
Isaac Asimov muore il 6 aprile 1992 in seguito a delle complicazioni nel sistema cardiovascolare, gettando nello sconcerto migliaia di appassionati in tutto il mondo.

mercoledì 26 maggio 2010

8° Riunione

Giovedì 20 Maggio alle 18 i partecipanti al Club dei lettori si sono ritrovati per l'ormai consueto appuntamento mensile. E' stato affrontato l'autore Ennio Flaiano e attraverso le tre opere scelte, si è cercato di renderlo a tutti un pò più chiaro perchè non è risultato essere una lettura così immediata come altre. In particolar modo è stato discusso il suo romanzo "Tempo di uccidere" sviscerando le varie tematiche che il testo presenta: sia il suo essere una trasfigurazione simbolica, una memorabile allegoria dell'esperienza coloniale italiana, sia il suo raffigurare il contatto con l'altro (in questo caso gli Africani d'Abissinia), la sua conoscenza, attraverso l'idea della paura del "contagio". E' stato acutamente osservato che questa meditazione sulla paura ricorda vagamente quella del "Deserto dei Tartari" di Dino Buzzati anche se quest'ultimo è tutto meno che un romanzo satirico.
A fine incontro è stato poi presentato un questionario per vedere di organizzare, per l'autunno, una serie d
i letture sugli autori del 900 italiano.

Per la prossima riunione, che si terrà Giovedì 20 Giugno alle 17.30, leggeremo:

"DUE" di Irène Némirovsky, nata a Kiev da famiglia ebraica nel 1903.Figlia di un ricco commericiante ebreo russo di origini francesi, Iréne Némirovsky nella sua pre-adolescenza si appassiona alla letteratura – quella francese, particolarmente – ed inizia a scrivere i suoi primi racconti con una peculiarità catartica, introspettiva e psicoanalitica; ciò che cerca di subliminare attraverso la scrittura è l’odio provato nei confronti della madre che, completamente assorbita dal vivere nel bel mondo, non le ha mai regalato un sorriso o una carezza.Allo scoccare della Rivoluzione Bolscevica del 1917 la scrittrice lascia in fretta e furia, unitamente alla sua famiglia, la sua San Pietroburgo per rifugiarsi in Francia, dove si sistema definitivamente e dove trascorre – fino all’arrivo della II° Guerra Mondiale – i suoi anni più frivoli e spensierati.A Parigi continua ad inmpegnarsi nella sua attività preferita, la scrittura, ed è ancora giovanissima quando Grasset le pubblica il suo primo romanzo, che avrà uno strepitoso successo: David Golder.Nel 1926 sposa Michel Epstein, giovane e capace ingegnere che seguirà fino alla fine il suo avverso destino; da questo matrimonio nasceranno due bambine, Denise e Elisabeth.Negli anni successivi l’antisemitismo inizia a far sentire forte il suo ringhio; Iréne Némirovsky decide così di convertirsi al Cristianesimo e battezza se stessa e le sue due figliole.Ma ciò nonostante la morsa della furia nazista si stringe e non la perdona: Iréne e Michel finiranno entrambi arrestati e successivamente trucidati nei campi di sterminio.Deportata prima a Pithivier e poi ad Auschwitz, dove morì di tifo nel 1942.

"DUE": Narra le vicende di due coppie subito dopo la fine della prima guerra mondiale a Parigi. Il tema di fondo sarà quello di analizzare il rapporto di coppia attraverso una gamma di sfumature sempre diverse, ma sempre uguali, a quelle che ciascuno di noi ha provato e prova nel corso della 'vita a due'. Tutto contribuisce a precisare ai nostri occhi lo svolgimento delle vite dei quattro protagonisti, dal loro primo incontro nella spenzieratezza di una festa, al loro passaggio all'età adulta, con tutto il carico di speranze deluse, amori e dolori che, nel finale del romanzo, si intuisce passeranno, come un testimone ai loro figli.

"MENDEL DEI LIBRI" di Stefan Zweig, nasce a Vienna nel 1881 da una ricca famiglia ebraica. Si laurea in Filosofia nel 1904. Appassionato viaggiatore, ha modo di conoscere numerosi luoghi del mondo e di incontrare alcuni tra i più importanti esponenti della cultura del tempo: Auguste Rodin, Hermann Hesse, James Joyce, Ferruccio Busoni. Zweig diviene famoso come romanziere, traduttore, biografo e librettista. La sua produzione letteraria è ricca e molto varia, anche se in Italia non tutti i suoi libri sono stati tradotti. Nel 1934 Zweig lascia l'Austria per spostarsi in Inghilterra e nel 1940 si trasferisce definitivamente negli USA al pari di tanti altri esuli ebrei. Il 22 febbraio del 1942, a Petrópolis, cittadina a nord di Rio de Janeiro, Stefan Zweig muore suicida assieme alla seconda moglie Lotte Altmann.

"MENDEL DEI LIBRI": Cinquantatré pagine appena, per offrire il ritratto di un personaggio a metà tra genialità, magia e surreale. Jakob Mendel è specializzato in un campo particolare: i libri, di qualsiasi genere, di qualsiasi autore, soprattutto quelli rari e introvabili. Siede al Caffè Gluck, a Vienna, nel periodo immediatamente precedente lo scoppio della Prima Guerra mondiale, senza occuparsi della politica, delle relazioni internazionali o di chi gli sta attorno. E’ sempre immerso nella lettura di qualche libro o catalogo e alza la testa da questi solo se qualcuno gli chiede di trovare un’opera per lui. Sarà il mondo esterno, con il conflitto bellico, a portare scompiglio nella sua vita, sottraendolo alla sua attività e dal suo unico amore.

sabato 24 aprile 2010

7°Riunione

Ieri 23 Aprile 2010 si è tenuta la settima riunione del club. Per chi non lo sapesse ieri era la giornata Mondiale del Libro, proclamata dall'Unesco, il centenario di Flaiano e il duecentenario di Chopin.

Come club abbiamo per tanto pensato di celebrare questi eventi tramite la lettura di alcune pagine del Don Chisciotte e di alcuni sonetti di Shakespeare su fondo musicale di Chopin.

Successivamente c'è stata la discussione dei libri "Matrimonio in provincia" e dell' "Ultimo Libro".

Sul primo si sono avute diverse opinioni dovute probabilmente alle diverse generazioni presenti. In ogni caso tutti sono stati d'accordo sul fatto che per essere un libro scritto da un autrice dell'8oo è molto ma molto moderno.

Sull'ultimo libro i pareri sono stati unanimi: un bel libro, che ti cattura ma che ti lascia perplesso sul finale.


Sul finire è stato proposto "Tu sia per me il coltello" di Grossman, "le piace la musica le piace ballare" di Mary Higgis Clarck e l'autore Flaiano...in particolare:




"La solitudine del satiro"















"Diario degli errori"





"Tempo di uccidere"






Il club ha scelto di leggere per il 20 Maggio Flaiano.

Ennio Flaiano

Nato da Cetteo Flaiano il 5 marzo del 1910, Flaiano passa un'infanzia di viaggi e spostamenti continui: tra Pescara, Camerino, Senigallia, Fermo e Chieti, tra scuole e collegi. Tra il 1921 e il 1922 arriva a Roma, dove termina gli studi, e si iscrive ad architettura. Lo studio universitario non verrà portato a termine.
All'inizio degli anni trenta conosce Mario Pannunzio e altre firme del giornalismo italiano, iniziando a collaborare per le riviste Oggi, Il Mondo e Quadrivio.
Nel 1940 sposa Rosetta Rota, zia del matematico e filosofo Giancarlo Rota. Nel 1942 nasce la figlia Luisa, soprannominata Lelè. All'età di otto mesi inizia a dare i primi segni di una gravissima forma di encefalopatia che le comprometterà tragicamente la vita. Splendide pagine su questo drammatico evento si trovano ne La Valigia delle Indie. Dal 1943 inizia a lavorare per il cinema con Federico Fellini, Alessandro Blasetti, Mario Monicelli, Michelangelo Antonioni e molti altri. Al cinema lo legherà per sempre un rapporto di amore-odio.
Nel 1947 vince il primo Premio Strega con Tempo di uccidere, appassionato romanzo sulla sua esperienza in Etiopia. Tra il 1947 e il 1971 scrive alcune tra le più belle sceneggiature del cinema del dopoguerra.
Nel 1971 viene colpito da un primo infarto. "Tutto dovrà cambiare", scrive tra i suoi appunti. Inizia a rimettere ordine tra le sue carte, per dare alle stampe una versione organica della sua instancabile vena creativa: appunti sparsi su fogli di ogni tipo vengono lentamente catalogati. Ma gran parte di questo corpus di scritti è destinato a essere pubblicato postumo.
Il 5 novembre del 1972 inizia a pubblicare sul Corriere della Sera alcuni brani autobiografici. Il 20 novembre dello stesso anno, mentre è in clinica per alcuni semplici accertamenti, viene colpito da un secondo, ma questa volta fatale, infarto. La figlia Lelè morirà nel 1992. La moglie Rosetta si è spenta alla fine del 2003. La famiglia è riunita nel cimitero di Maccarese, vicino Roma.
nome di Flaiano è legato indissolubilmente a Roma, città amata e odiata. Testimone delle evoluzioni e degli stravolgimenti urbanistici, dei vizi e delle virtù dei cittadini romani, Flaiano ha saputo vivere la Capitale in tutti i suoi aspetti, tra cantieri, locali della "Dolce Vita", strade trafficate. Ne La Solitudine del Satiro Flaiano ha lasciato numerosi passi riguardanti la sua Roma. In particolare va ricordato un lungo articolo (apparso su Il Mondo nel 1957) nel quale viene descritta la nascita del quartiere Talenti, nella zona nord-est di Roma, segno della frenetica crescita urbanistica, che lentamente inghiottiva la campagna circostante. Nella zona limitrofa (il quartiere Montesacro), Ennio Flaiano visse dal 1953 e qui una targa commemorativa (posta dalla Compagnia Teatrale LABit) ricorda il suo passaggio. Sembra quasi confermare il difficile rapporto di Flaiano con Roma il fatto che la tomba dell'autore si trovi a Maccarese (Fregene), zona marittima alle porte della Capitale, dove Flaiano visse diversi anni.
Dal 1969 in suo onore il Teatro Arlecchino diventa Teatro Flaiano, in via S. Stefano del Cacco.

Fine ed ironico moralista – ma anche acre e tragico al tempo stesso – produsse opere narrative e varie prose tutte percorse da un'originale vena satirica ed un vivo senso del grottesco, attraverso cui vengono stigmatizzati gli aspetti paradossali della realtà contemporanea. Introdusse nella lingua italiana la nota espressione "saltare sul carro del vincitore", così come molti altri aforismi.
Fu il primo vincitore del Premio Strega, nel 1947, con il suo più famoso scritto, Tempo di uccidere

martedì 16 marzo 2010

6° Riunione

La sesta riuonione del club si è avuta Venerdì 12 Marzo....ad essa, con nostro immenso piacere, ha partecipato molta gente (segno che il nostro lavoro è apprezzato) e questo ha dato origine ad una piacevolissima discussione, anche perchè dopo circa 3 anni di club stanno nascendo anche dei bellissimi rapporti di amicizia che vanno al di là della passione della lettura.Inizialmente si è dibattuto sul libro "Le braci" proprosto da una delle nostre partecipanti.Il libro ha scatenato un dibattito molto accesso visto che la storia narrata è priva di "certezze", ovvero lascia moltissimo all'interpretazione del lettore...e così ognuno dei 12 partecipati del club si è creato una sua chiave di lettura discordante, ovviamente, con quella di tutti gli altri.Se l'intento dell'autore era questo, con noi ci è riuscito benissimo!Successivamente si è dibattuto sul libro "Acciaio". Le vicende in esso narrate hanno dato origine a pareri e impressioni molto animate...dovute per lo più alle differenti generazioni a cui appartengono i soci del nostro club...alcuni si sono ritrovati pienamente nei personaggi di Anna e Francesca, altri sono rimasti scandalizzati dal tipo di vita che queste due adolescenti conducono!Per la prossima riunione, che si terrà il 23 Aprile, si è deciso di leggere "L'ultimo libro" di Zoran ZivKovic e "Matrimonio in provincia" di Marchesa Colombi

Marchesa Colombi

Maria Antonietta Torriani nacque a Novara il primo gennaio 1840 e lo stesso giorno fu battezzata in Duomo. Era la secondogenita della famiglia: il padre, Luigi, era orologiaio e la madre, Carolina Imperatori, «addetta alla casa »; la sorella, Giuseppina, era nata nel 1837. La famiglia Torriani risiedeva, con la nonna paterna e le sue tre figlie, sorelle di Luigi, in un appartamento di proprietà, sotto il portico delle Canobbiane, in piazza delle Erbe al numero civico 104. Qualche anno più tardi, nel 1847, dopo che, morto il padre, la madre si risposò con il già maturo chimico Martino Moschini, la nuova famiglia si trasferì in casa di quest'ultimo sempre in piazza delle Erbe al numero 101. Nello stesso anno nacque il fratellastro Tommaso. Dopo aver compiuto i primi studi alle scuole Canobbiane Maria Antonietta frequentò a Novara il «Civico Istituto Bellini d'Arti e Mestieri», come allieva esterna almeno dal 1850 al 1853, anno in cui morì la madre. Nel 1865 morì anche Martino Moschini. Il periodo immediatamente successivo è piuttosto oscuro~ per la mancanza di documenti: forse la Torriani passò qualche tempo in collegio. Alla fine degli anni sessanta comunque si trasferì a Milano dove cominciò a collaborare con alcune riviste e dove strinse amicizia con Annamaria Mozzoni; con lei collaborò come insegnante e conferenziera nell'opera di sensibilizzazione per l'emancipazione della donna. Fu amica di Carducci che le dedicò Autunno romantico (in Rime nuove). Nel 1875 sposò Eugenio Torelli Viollier, fondatore del «Corriere della Sera». Collaborò, f1rmandosi dal 1877 con lo pseudonimo Marchesa Colombi (tratto da una commedia di Paolo Ferrari), a giornali e riviste, come critico, esperta di moda e buone maniere, opinionista e fu prolifica scrittrice di racconti e romanzi anche per l'infanzia. Si separò dal marito dopo alcuni anni di matrimonio. Continuò la propria attività di scrittrice di successo: alcune sue opere vennero tradotte in vari paesi. Ambientò diversi romanzi e racconti a Novara e nel territorio novarese. Si trasferì a Torino e dopo il 1900 si appartò dagli ambienti mondani e letterari. In questa città si spense nel 1920. È sepolta a Cumiana (To).

Matrimonio in provincia

Una storia ottocentesca, ma modernissima: una contestazione della donna romantica attraverso l'evidenza prosaica della fatalità piccolo-borghese. E la storia della maturazione di una ragazza di provincia, figlia di un notaio, che riesce a fatica a liberarsi dell'"immensa uggia" che la soffoca per anni, abdicando all'amore, intenso ma inespresso, per un suo giovane pretendente e rassegnandosi, lei "fresca come una rosa", a sposare un quarantenne brutto e incolore. "La Colombi - osserva Natalia Ginzburg nella nota introduttiva presenta le persone e i fatti senza colorarli di rosa né sollevarli in una sfera nobile" ma in "un modo ruvido, allegro e sbadato" che conquista il lettore. Italo Calvino pubblicò questo romanzo per la prima volta da Einaudi nella collana "Centopagine".

domenica 14 marzo 2010

Zoran Zivkovic

Zoran Zivkovic è nato nel 1948 a Belgrado, dove vive con la moglie e i due figli gemelli. Ha compiuto studi di filologia e teoria della letteratura all'università della sua città, dove, dal 2007, tiene corsi di scrittura creativa.
Ha pubblicato diciotto volumi di narrativa e cinque di saggistica, con i quali ha vinto numerosi premi, in patria e all'estero.
Le sue opere sono tradotte in molti paesi, tra i quali Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Inghilterra, Olanda, Russia, Spagna, Stati Uniti e Ucraina.
Nel 2003 con The Library ha vinto il premio World Fantasy Award assegnato a Washington, nella categoria romanzo breve.

L'ultimo libro


L’ultimo libro racchiude in sé l’essenza di un inconfondibile universo narrativo: raffinato, immaginifico e surreale. La trama si sviluppa intorno all’attività della piccola libreria Il Papiro. Un giorno un cliente muore mentre è comodamente seduto su una poltrona. Un fatto triste e nulla più, però quando altri clienti muoiono, iniziano le indagini condotte da un poliziotto amante dei libri (e della libraia). Emerge immediatamente un fatto curioso: tutti i decessi, apparentemente inspiegabili, sono avvenuti nel momento in cui i clienti stavano leggendo le stesso libro. L’ultimo libro...

sabato 13 febbraio 2010

5° Riunione

Venerdì 12 Febbraio, presso la biblioteca di Santo Stefano di Magra si è tanuta la 5° riunione del club dei lettori.

Nella prima parte dell'incontro si è discusso del libro "Chamelle".

Tutti i presenti hanno espesso il loro parere riscontrando, con piacere, che il libro è piaciuto a tutti. "Chamelle" infatti ha lasciato il segno in ognuno dei presenti proprio per il tema che affronta...angosciante, duro e soprattutto molto realistico...e per la morale che viene impartita alla fine.

Nella seconda parte si è discusso di Hermann Hesse, autore che con i suoi libri ha creato pareri diversi e a tratti discordanti.
Le principali letture fatte dai partecipanti sono state su "Demian" , su "Siddharta" e su "La Cura".
Interessati sono stati i parallelisimi che sono venuti fuori fra il Demian e il Siddharta e fra il Siddharta e la Cura....libri molto diversi fra loro e scritti in anni diversi.

Per il prossimo incontro, che si terrà Venerdì 12 Marzo, fra le numerose proposte abbiamo scelto di leggere:

"Acciaio" di Silvia Avallone
"Le Braci" di Sandor Marai


Silvia Avallone

"Acciaio"

Anna e Francesca, “tredici anni quasi quattordici”, vivono nei casermoni di cemento costruiti negli anni Settanta dalla Lucchini S.p.a., la grande acciaieria che ancora oggi dà pane e disperazione a tutta Piombino. Anna e Francesca, la mora e la bionda, sono bellissime e irriverenti, e soprattutto sono inseparabili. Ma quando Anna scopre l’amore e il sesso con Mattia, qualcosa si rompe tra le due, che verranno risucchiate nelle loro storie private, sole davanti a genitori buoni a nulla o assenti o violenti, e si riabbracceranno solo quando la vita le sottoporrà alle prove più crudeli. Nel suo sorprendente romanzo d’esordio, Silvia Avallone racconta una periferia che non sembra avere rappresentazione pubblica, un’Italia alla ricerca di un’identità e di un futuro che paiono orizzonti lontanissimi, irraggiungibili come l’isola d’Elba, bellissima e a poche miglia di mare: un paradiso a portata di mano che resta però inaccessibile.

Sandor Marai

Márai nacque a Kassa, che in tempi pasati faceva parti dell'Ungheria (Impero Austro-Ungarico) e oggi appartiene alla Slovacchia, da un'antica famiglia sassone.
Studiò giornalismo presso l'Institut für Zeitungskunde dell'Università di Lipsia, senza però conseguire mai la laurea.
Per un breve periodo accarezzò l'idea di scrivere in
tedesco, scegliendo però alla fine la lingua materna, l'ungherese: in questo periodo appaiono i primi articoli sulla rivista satirica Der Drache dell'editore sassone Hans Reinmann. Più tardi iniziò una collaborazione con uno dei più prestigiosi quotidiani tedeschi, la Frankfurter Zeitung.
Nel 1917 pubblicò la sua prima opera, una raccolta di poesie dal titolo Il libro dei ricordi.
Nel
1923 si sposò con una donna di origini ebraiche, Lola, ma la coppia non riuscì ad avere figli.
Nel
1928 fece ritorno in Ungheria e si stabilì a Budapest, disorientato e confuso, in cerca di un nuovo lavoro e della possibilità di comporre prose più lunghe ed elaborate nella lingua madre. Proprio questo periodo corrisponde alla sua fase più produttiva: sviluppò decine di lavori, 22 dei quali tradotti oggi in tedesco.
Negli anni trenta acquistò visibilità e fama con il suo stile chiaro e preciso, impregnato di realismo e fu il primo a recensire le opere di Kafka.
Risale al 1934 il suo primo successo, con il libro Confessioni di un borghese.
Scrisse commenti entusiastici sul Primo Arbitrato di Vienna, ma non risparmiò critiche al regime nazista e a quello comunista, che salì al potere dopo la seconda guerra mondiale: profondamente antifascista, riuscì a scampare al conflitto mondiale, ma le persecuzioni dei comunisti lo costrinsero ad abbandonare l'Ungheria nel 1948.
Si rifugiò in
Svizzera fino al 1950 e da lì si spostò a Napoli, per poi trasferirsi negli Stati Uniti, dove acquisì la cittadinanza nel 1957.
Quando il figlio János si sposò, americanizzò il proprio nome rifiutando la sua discendenza ungherese, creando così un grave contrasto con i genitori. Màrai e la moglie decisero quindi di tornare in Italia, e si stabilirono a Salerno all'inizio del 1968. Qui lo scrittore visse, isolato dal mondo culturale ma vicinissimo ai ceti popolari, fino al maggio 1980, quando decise di ritornare in america a causa di un'infezione intestinale mal curata.
Nel periodo salernitano scrisse la raccolta Terra!Terra!...Ricordi, ed intensificò le pagine del suo diario.
Le cure americane non fecero altro che fargli rimpiangere quelle italiane. Dopo la morte della moglie per cancro, seguita da quella del figlio, Márai cominciò ad isolarsi sempre più, fino a quando, nel
febbraio 1989, si suicidò con un colpo di pistola alla tempia; secondo le sue volontà, il corpo fu cremato e le ceneri vennero disperse nel Pacifico. Per uno strano scherzo del destino, nove mesi dopo cadde il Muro di Berlino e, con esso, quel Comunismo da lui sempre temuto e condannato.

In onore e in ricordo dello scrittore ogni anno viene assegnato il Premio Sándor Márai per la letteratura ungherese.
Opere:
Divorzio a Buda, Baldini & Castoldi, 1938
L'amante del sogno, Baldini & Castoldi, 1941
Le braci, Adelphi, 1998
L'eredità di Eszter, Adelphi, 1999
La recita di Bolzano, Adelphi, 2000
I ribelli, Adelphi, 2001
Truciolo, Adelphi, 2002
Divorzio a Buda, Adelphi, 2002
Confessioni di un borghese, Adelphi, 2003
La donna giusta, Adelphi, 2004
L'eredità di Eszter, Adelphi, 2004
La recita di Bolzano, Adelphi, 2005
Terra, terra!... Ricordi, Adelphi, 2006
La sorella, Adelphi, 2006
L'isola, Adelphi, 2007
Liberazione, Adelphi, 2008
L'ultimo dono, Adelphi, 2009
Il vento viene da Ovest, Mondadori, 2009

"Le Braci"



Dopo quarantun anni, due uomini, che da giovani sono stati inseparabili, tornano a incontrarsi in un castello ai piedi dei Carpazi. Uno ha passato quei decenni in Estremo Oriente, l'altro non si è mosso dalla sua proprietà. Ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento. Null'altro contava per loro. Perché? Perché condividono un segreto che possiede una forza singolare: "una forza che brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma al tempo stesso dà calore alla vita e la mantiene in tensione". Tutto converge verso un "duello senza spade" ma ben più crudele. Tra loro, nell'ombra il fantasma di una donna.

lunedì 18 gennaio 2010

4° Riunione

il 7 Gennaio c'è stato il 4° incontro del Club dei Lettori sul libro "Il giardino dei ricordi" di Rachel Hope. Questo libro si è rivelato essere molto intrigante, anche se non scritto benissmo, e coinvolgente.
La storia è ambientata in un giardino perduto della magica Cornovaglia in cui l’autrice propone una meravigliosa storia d’amore di tanto tempo fa. Vengono portate in parallelo due storie una del passato e una del presente.
Per tanto nono sono mancati gli spunti di discussione, sopratutto le descruizioni dei paessaggi , le citazioni sull'arte e sui pittori della Cornovaglia hanno suscitato molto interesse nei lettori.

A fine riunione le proposte fatte sono state:
  • "Cani di Riga" di Mankell Henning
  • "Siddartha" di Herman Hesse
  • "Chamelle" di Marc Durin Valois

Per il prossimo incontro si è quindi deciso di leggere CHAMELLE e un romanzo a piacere di HESSE, poichè il Suiddartha è un romanzo talmente noto che tutti hanno già letto!

HERMANN HESSE

Nacque nella città di Calw nel Baden-Württemberg, Germania.
Avviato dai genitori agli studi teologici nel seminario evangelico di Maulbronn a Tubinga, lasciò il seminario dopo una fuga e un tentativo di suicidio nel 1892, abbandonando idealmente la religione dei suoi genitori. Dopo un soggiorno in una clinica per disagi mentali, si trasferì prima a Tubinga e poi a Basilea (1895-1899), dove praticò la professione di libraio, e dove compose le sue prime opere come: Canti Romantici e Un'ora dopo mezzanotte. I suoi viaggi in Italia agli inizi del nuovo secolo lo portano a pubblicare una raccolta di poesie, saggi, ricordi intitolata "Italia".
L'affermazione della sua carriera giunse tuttavia con il romanzo
Peter Camenzind.
Del 1906 è il romanzo Sotto la ruota, pieno di elementi autobiografici, nel quale Hesse rievoca il periodo tragico dei suoi studi a Maulbronn, e da lui considerato una sorta di resa dei conti verso l'educazione e il clima pedagogico da lui sofferti durante gli anni dell'adolescenza.
La
prima guerra mondiale coincise con una profonda crisi personale e artistica, ma allo stesso tempo gli permise di operare una svolta decisiva nella sua poetica, svolta che lo portò a scrivere Demian e, nel 1920, L'ultima estate di Klingsor.
Nel 1919 venne pubblicato il romanzo di formazione Demian, storia di un adolescente timido aiutato nella sua crescita da un amico, e che riscosse un grande successo di pubblico
Nel 1922 vide la luce una delle sue opere più importanti e intense: Siddharta, frutto di un viaggio in India e del suo interessamento alla cultura orientale, che lo portò ad avvicinarsi alla spiritualità buddhista e induista.
dopo tre matrimoni falliti, la crisi emotiva che travolse Hesse fu riflessa nei romanzi: Il lupo della steppa del 1927; nel 1930 aveva scritto intanto Narciso e Boccadoro, storia di un'amicizia ambientata nel Medioevo cristiano, alla cui religiosità Hesse rimase sempre particolarmente sensibile e Il gioco delle perle di vetro.
Morì a Montagnola all'età di 85 anni per emorragia cerebrale.
A Montagnola si trova il "Museo Hermann Hesse" a lui dedicato.