Il 10 febbraio 2012 si è tenuta la seconda riunione del club dei lettori 2012.
Il dibattito ha avuto come soggetto "L'Isola dei due mondi" di Geraldine Brooks: un romanzo estremamente commovente ed emozionante in cui l'autrice mette in luce tutti i suoi sentimenti più profondi.
La narrazione procede in modo regolare senza suspence, ma piuttosto in tono colloquiale.
Fulcro e tema portante del libro della Brooks è la voglia costante di imparare, di avere un obiettivo per riuscire ad andare avanti.
Prossimo appuntamento Venerdì 9 marzo alle ore 18,00 con "Per sempre" di Susanna Tamaro.
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lunedì 20 febbraio 2012
Biografia- Susanna Tamaro
Susanna Tamaro è una delle scrittrici italiane più conosciute e amate in tutto il mondo. Ha pubblicato romanzi per adulti di straordinario successo di pubblico: La testa fra le nuvole (1989), Per voce sola (1991), Va' dove ti porta il cuore (1994), Anima Mundi (1997), Cara Mathilda (2001), Rispondimi (2001), Fuori (2003), Ascolta la mia voce (2006), Baita dei pini (2007), Luisito (2008) e l'ultimo, uscito a Maggio, Per Sempre.Nel 2000 la scrittrice ha istituito la Fondazione Tamaro, ente che si alimenta esclusivamente con i diritti dei suoi libri e con eventuali donazioni, contribuendo allo sviluppo di progetti a favore delle categorie più deboli nel mondo intero.Conosciuto il suo impegno e l'interesse per le tematiche ecologico-ambientali, Susanna Tamaro è stata scelta come testimonial del Corpo Forestale dello Stato, della LIPU (Lega Italiana Protezione Ucelli) - BirdLife Italia, del progetto Treebank per la Riforestazione Urbana Comune di Milano e, dal 2009, di Legambiente.
PER SEMPRE
Matteo è un giovane cardiologo a cui la vita sorride: ha una moglie stupenda Nora, che lo ama e lo fa felice con la sua straripante vitalità, e un bambino di due anni, Davide, che lo riempie di tenerezza e d’orgoglio. La sua vita scorre tranquilla, rallegrata dalla prospettiva di un nuovo figlio in arrivo, fino a che il destino cambia improvvisamente il suo corso.
Una tragedia senza ragioni gli toglie moglie e figlio lasciandolo come svuotato. Oltre a Davide, a Nora e al bambino che portava in grembo, Matteo perde anche la volontà, la dignità, il pudore, il rispetto per sé stesso e per gli altri. Gli rimane solo una cosa, un tarlo che lo divora, una domanda che lo tormenta: perché? Perché una cosa così orribile è potuta, è dovuta, accadere? A nulla valgono gli inviti alla rassegnazione dell’anziano padre: "bisogna farsene una ragione, la vita continua" gli ripete, lui che, cieco dall’infanzia a causa di un incidente di guerra, per primo ha vissuto sulla sua pelle il dolore e la tragedia irreparabile che ti cambiano la vita. A nulla servono i timidi e inconsistenti tentavi di conforto del prete amico di famiglia, i richiami delle donne che incrociano come meteore la sua vita di sopravvissuto.
Matteo non reagisce al dolore, anzi sembra animato da una volontà di distruzione personale, e scende tutti i gradini di una scala oscura che lo conduce sempre più a fondo: tra abuso di alcol e menzogne si tuffa in una girandola di relazioni amorose senza futuro. Ma anche in questo panorama di estrema desolazione appare inaspettatamente la luce: l’amore gratuito di un padre per il figlio, di una donna innamorata che offre al suo uomo l’ultima possibilità di riscatto. Naufrago nel mare magnum del male a cui si è arreso, saprà aggrapparsi a queste ancore di salvezza? Al di là delle evoluzioni della trama e della sorpresa riservata dalle pagine finali, sappiamo che al momento del suo racconto, rivolto alla moglie scomparsa, Matteo vive da eremita tra le montagne, ricercando il senso dell’esistenza attraverso il contatto con i boschi e gli animali che lui stesso alleva. Qui, dopo avere attraversato l’inferno, rincorre la saggezza interiore che sola può essere consolazione e risposta ai suoi interrogativi, quella consapevolezza interiore che si raggiunge solo dopo aver toccato il fondo, perché «per andare in alto è necessario, prima, scendere molto in basso».
Una tragedia senza ragioni gli toglie moglie e figlio lasciandolo come svuotato. Oltre a Davide, a Nora e al bambino che portava in grembo, Matteo perde anche la volontà, la dignità, il pudore, il rispetto per sé stesso e per gli altri. Gli rimane solo una cosa, un tarlo che lo divora, una domanda che lo tormenta: perché? Perché una cosa così orribile è potuta, è dovuta, accadere? A nulla valgono gli inviti alla rassegnazione dell’anziano padre: "bisogna farsene una ragione, la vita continua" gli ripete, lui che, cieco dall’infanzia a causa di un incidente di guerra, per primo ha vissuto sulla sua pelle il dolore e la tragedia irreparabile che ti cambiano la vita. A nulla servono i timidi e inconsistenti tentavi di conforto del prete amico di famiglia, i richiami delle donne che incrociano come meteore la sua vita di sopravvissuto.
Matteo non reagisce al dolore, anzi sembra animato da una volontà di distruzione personale, e scende tutti i gradini di una scala oscura che lo conduce sempre più a fondo: tra abuso di alcol e menzogne si tuffa in una girandola di relazioni amorose senza futuro. Ma anche in questo panorama di estrema desolazione appare inaspettatamente la luce: l’amore gratuito di un padre per il figlio, di una donna innamorata che offre al suo uomo l’ultima possibilità di riscatto. Naufrago nel mare magnum del male a cui si è arreso, saprà aggrapparsi a queste ancore di salvezza? Al di là delle evoluzioni della trama e della sorpresa riservata dalle pagine finali, sappiamo che al momento del suo racconto, rivolto alla moglie scomparsa, Matteo vive da eremita tra le montagne, ricercando il senso dell’esistenza attraverso il contatto con i boschi e gli animali che lui stesso alleva. Qui, dopo avere attraversato l’inferno, rincorre la saggezza interiore che sola può essere consolazione e risposta ai suoi interrogativi, quella consapevolezza interiore che si raggiunge solo dopo aver toccato il fondo, perché «per andare in alto è necessario, prima, scendere molto in basso».
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