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lunedì 20 febbraio 2012

PER SEMPRE



Matteo è un giovane cardiologo a cui la vita sorride: ha una moglie stupenda Nora, che lo ama e lo fa felice con la sua straripante vitalità, e un bambino di due anni, Davide, che lo riempie di tenerezza e d’orgoglio. La sua vita scorre tranquilla, rallegrata dalla prospettiva di un nuovo figlio in arrivo, fino a che il destino cambia improvvisamente il suo corso.
Una tragedia senza ragioni gli toglie moglie e figlio lasciandolo come svuotato. Oltre a Davide, a Nora e al bambino che portava in grembo, Matteo perde anche la volontà, la dignità, il pudore, il rispetto per sé stesso e per gli altri. Gli rimane solo una cosa, un tarlo che lo divora, una domanda che lo tormenta: perché? Perché una cosa così orribile è potuta, è dovuta, accadere? A nulla valgono gli inviti alla rassegnazione dell’anziano padre: "bisogna farsene una ragione, la vita continua" gli ripete, lui che, cieco dall’infanzia a causa di un incidente di guerra, per primo ha vissuto sulla sua pelle il dolore e la tragedia irreparabile che ti cambiano la vita. A nulla servono i timidi e inconsistenti tentavi di conforto del prete amico di famiglia, i richiami delle donne che incrociano come meteore la sua vita di sopravvissuto.
Matteo non reagisce al dolore, anzi sembra animato da una volontà di distruzione personale, e scende tutti i gradini di una scala oscura che lo conduce sempre più a fondo: tra abuso di alcol e menzogne si tuffa in una girandola di relazioni amorose senza futuro. Ma anche in questo panorama di estrema desolazione appare inaspettatamente la luce: l’amore gratuito di un padre per il figlio, di una donna innamorata che offre al suo uomo l’ultima possibilità di riscatto. Naufrago nel mare magnum del male a cui si è arreso, saprà aggrapparsi a queste ancore di salvezza? Al di là delle evoluzioni della trama e della sorpresa riservata dalle pagine finali, sappiamo che al momento del suo racconto, rivolto alla moglie scomparsa, Matteo vive da eremita tra le montagne, ricercando il senso dell’esistenza attraverso il contatto con i boschi e gli animali che lui stesso alleva. Qui, dopo avere attraversato l’inferno, rincorre la saggezza interiore che sola può essere consolazione e risposta ai suoi interrogativi, quella consapevolezza interiore che si raggiunge solo dopo aver toccato il fondo, perché «per andare in alto è necessario, prima, scendere molto in basso».

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