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sabato 11 ottobre 2008

Nè di Eva Nè di Adamo

Amélie torna in Giappone ma abbandona i tragicomici panni di impiegata nella multinazionale Yumimoto, vicenda narrata in Stupore e tremori, e si concentra sulle peripezie sentimentali di quel periodo. Rinri è il suo fidanzato giapponese, bello e ricco, li lega un amore bizzarro ma non privo di poesia, raccontato con il solito umorismo, affondando lo sguardo chirurgico che le è proprio nell'incandescente universo dell'amore. Ma l'emozione più grande e la relazione più forte è ancora una volta quella che lega l'autrice al paese in cui è nata, e dove ha trascorso gli anni mitici dell'infanziaFedele alla sua scelta di pubblicare un libro all’anno, Amélie Nothomb ci regala il suo sedicesimo romanzo. Come in Stupore e tremori la scrittrice, figlia di un diplomatico belga, torna nel Paese della sua infanzia per raccontare una storia d’amore originale, mai scontata, sospesa tra Europa e Sol Levante, tra due registri linguistici, francese e nipponico, due orizzonti di senso distanti ma sempre vivi nelle corde dell’autrice.

Amélie è una ventunenne insegnante di francese a Tokyo, che studia a sua volta il giapponese e racconta in prima persona l’incontro con Rinri, il suo timido allievo di buona famiglia che la segue come uno scolaro ordinato nelle lezioni al caffè di Omote-Sando. Il confronto fra i due diviene lo spunto per rappresentare ironicamente certi luoghi comuni: lei beve sempre tè verde e mangia sushi, lui viaggia solo su una Mercedes bianca e trangugia piatti europei precotti come la fonduta svizzera o la pasta alla carbonara, bevendo Coca Cola. Tra loro nasce una relazione e lui la presenta in famiglia, nonni tradizionalisti compresi. I ragazzi vanno in gita romantica sul battello ad Hakone tra coppiette mano nella mano e canzoni sdolcinate che escono dai megafoni. Non si fanno mancare nulla: si susseguono le cenette, i pranzi a base di sashimi a casa degli amici, i film cult nei cinema di Tokyo, le gite nella natura e in montagna. Vanno anche sul monte Fuji in meno di una giornata, perché ogni giapponese deve averlo scalato almeno una volta nella vita, “per meritare una nazionalità così prestigiosa”. Amélie è felice con Rinri, per lui prova amicizia, tenerezza, lui è il suo koibito, colui con il quale condivide il koi: prova “diletto” in sua compagnia. Hanno entrambi due deliziose sorelle che vivono in Belgio e in California e che li vengono a trovare a Tokyo: anche questo è un elemento che li avvicina. Così vanno a convivere e si fidanzano, Amélie si impiega in una delle sette maggiori imprese nipponiche, e Rinri, perdutamente innamorato, le chiede di sposarlo. Le farà la stessa domanda per 240 volte e quando lei crederà di rispondergli “no”, per un diverso modo di costruire le frasi, lui capirà esattamente il contrario...


Il finale, è tutto da scoprire. La Nothomb ripropone in queste pagine autobiografiche i temi dell’amore e della diversità linguistica e culturale, declinandoli in una prosa ironica e tagliente, attraverso una trama sorprendente e che non smette di incuriosirci.

2 commenti:

club dei lettori ha detto...

Ho letto un terzo libro della Nothomb..."Nè di Eva Nè di Adamo" e penso proprio che ne leggerò un quarto "Stupori e tremori"..infatti al di fuori di Antichrista; Biografia della fame, Ne di eva ne di Adamo e Stupori e tremori sono collegati. La prima è una biografia, il secondo e il terzo approfondiscono una periodo specifico della vita di Ameliè.

In "Nè di eva nè di Adamo" si racconta il primo amore dell'autrice..il fidanzamento con un giovane ragazzo giapponese.
Interessante è la contrapposizione culturale presente fra i due.
Ameliè, estremamente affascinata dal mondo giapponese, dalle sue usanze e culture, cerca in ogni modo di integrarsi a questo paese per lei tanto raffinato e perfetto...esemplare sarà la sua scalata del monte Fuji per ricevere la consacrazione a vera giapponese..Rinri, al contrario, preferisce accantonare le tradizioni per far spazio alla cultura occidentale.... e così, mentre lei mangia okonomiyaki, lui beve coca.cola....

Un bel romanzo da cui emergono numerosi particolari della cultura nipponica, attraverso la quale l'autrice riesce ad esprimere i propri ideali di vita e a sviscerare i propri pensieri sul concetto di amore.

Non so se sono di parte, ma a me la cultura orientale affascina molto, per tanto ho letto con curiosità il libro, anche se il finale mi ha lasciato un pò perplessa.
Il modo di ragionare di questa giovano donna è così sconvolgente che riesce sempre a stupire..

Per molte donne l'amore è un sentimento estremamente forte che ha come metà il matrimonio...un legame con la persona mata per tutta la vita. Per Ameliè è il contrario. Di fronte alle prospettiva di un matrimonio, fugge nonostante sia pazzamente innamorata.

Ecco la sua concezione d'amore:
"Nell'amore io vedo un trucco del mio istinto per non assassinare l'altro: quando sento il bisogno di uccidere una determinata persona, un meccanismo misterioso fa si che io mi cristallizzi intorno a quella persona"
Come dargli torto???
io concordo!!

Informagiovani Santo Stefano di Magra ha detto...

ciao