Il giorno 18 novembre 2011 alle ore 18,00 si è tenuta presso la Biblioteca civica la consueta riunione mensile del Club dei lettori, in questa occasione il testo sul quale si è dibattuto è stato “Le ceneri di Angela” di Frank McCourt
I lettori hanno sottolineato, in questa occasione, la capacità dell’autore di suscitare un forte coinvolgimento nel pubblico.
Il testo risulta inoltre essere animato da due sentimenti: la speranza e lo spirito di rivalsa.
Per il prossimo incontro fissato per il giorno 16 dicembre 2011 alle ore 18,00 è stato scelto come testo “Qualcuno con cui correre” di David Grossman.
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lunedì 21 novembre 2011
Biografia David Grossman
David Grossman è nato nel 1954 a Gerusalemme, dove vive con la moglie e tre figli. Ha esordito nel 1983 con Il sorriso dell'agnello, ma è diventato un caso letterario nel 1988 grazie al successo di Vedi alla voce: amore, successo replicato nel 1992 con Il libro della grammatica interiore, nel 1999 con Che tu sia per me il coltello, e nel 2001 con Qualcuno con cui correre. Suoi sono anche tre celebri libri-inchiesta dedicati alla questione palestinese (Il vento giallo, Un popolo invisibile e il recente La guerra che non si può vincere), il romanzo per "giovani adulti" Ci sono bambini a zig-zag, e diversi libri per ragazzi.
Qualcuno con cui correre
Qualcuno con cui correre
Grossman ambienta il suo libro nello stato di Israele. Racconta, tramite narratore esterno, delle “vite parallele” di due ragazzi sedicenni, Assaf e Tamar.Assaf è un ragazzo sedicenne che, durante l’estate, lavora in municipio al canile con l’amico di suo padre che gli ha procurato quel lavoro. Danock, l’amico del padre, un giorno diede ad Assaf una cagna da riportare ai legittimi proprietari. Così iniziò l’avventura di Assaf e Dinka, la cagna. Assaf seguiva Dinka ovunque questa lo conducesse. Così Dinka gli faceva rivedere e reincontrare i luoghi e le persone che aveva visto con la sua padroncina prima di perdersi nella folla.Assaf ha un amico di nome Karnaf al quale racconta di giorno in giorno la sua avventura con la cagna. Il più importante tra gli incontri di Assaf con Dinka, escludendo quello con Leah, riguarda una anziana suora di nome Teodora. Teodora è una donna molto chiusa in se stessa: infatti è cinquant’anni che non esce di casa. Ella è la prima persona (non contando il pizzaiolo) che rivela l’aspetto e il nome della padroncina di Dinka ad Assaf.Tamar, invece, è una ragazza sedicenne padroncina di Dinka. Tamar per aiutare il fratello Shay, chiuso in una casa di “giovani artisti” diretta da Pessah, inizia a cantare per strada in modo tale che Pessah o i genitori di quest’ultimo la trovino e la portino nella casa così da poter scappare con il fratello. Pessah è un uomo rude e sfruttatore che possiede questa casa di “giovani artisti”, cioè una casa dove colloca dei ragazzi che sono scappati di casa e che sono andati per strada cercando di racimolare qualche soldo facendo gli artisti. Pessah li prende e gli da un posto lurido e squallido dove dormire, la colazione, la cena e gli organizza i cosiddetti “concerti” nelle varie città dello stato Israeliano in cambio di tutti i soldi che riescono a raccogliere con i concerti. Shay , il fratello di Tamar, vive da un anno nella casa di Pessah. Egli ha un problema nato con l’entrata in quella casa; anziché essere un luogo di ospitalità ed accoglienza, Pessah obbliga i suoi giovani a drogarsi e ad assumere sostanze stupefacenti. Tamar appena entrata in quella casa conosce un’amica di nome Shelly che la fa divertire nonostante il luogo in cui si trovano. Poi Shelly purtroppo muore e Tamar non riesce ad accettarlo perché era una persona a cui lei voleva molto bene.Tamar ha un’altra amica, molto fedele, di nome Leah. Quest’ultima poi la aiuterà a scappare con il fratello da quell’inferno.
Grossman ambienta il suo libro nello stato di Israele. Racconta, tramite narratore esterno, delle “vite parallele” di due ragazzi sedicenni, Assaf e Tamar.Assaf è un ragazzo sedicenne che, durante l’estate, lavora in municipio al canile con l’amico di suo padre che gli ha procurato quel lavoro. Danock, l’amico del padre, un giorno diede ad Assaf una cagna da riportare ai legittimi proprietari. Così iniziò l’avventura di Assaf e Dinka, la cagna. Assaf seguiva Dinka ovunque questa lo conducesse. Così Dinka gli faceva rivedere e reincontrare i luoghi e le persone che aveva visto con la sua padroncina prima di perdersi nella folla.Assaf ha un amico di nome Karnaf al quale racconta di giorno in giorno la sua avventura con la cagna. Il più importante tra gli incontri di Assaf con Dinka, escludendo quello con Leah, riguarda una anziana suora di nome Teodora. Teodora è una donna molto chiusa in se stessa: infatti è cinquant’anni che non esce di casa. Ella è la prima persona (non contando il pizzaiolo) che rivela l’aspetto e il nome della padroncina di Dinka ad Assaf.Tamar, invece, è una ragazza sedicenne padroncina di Dinka. Tamar per aiutare il fratello Shay, chiuso in una casa di “giovani artisti” diretta da Pessah, inizia a cantare per strada in modo tale che Pessah o i genitori di quest’ultimo la trovino e la portino nella casa così da poter scappare con il fratello. Pessah è un uomo rude e sfruttatore che possiede questa casa di “giovani artisti”, cioè una casa dove colloca dei ragazzi che sono scappati di casa e che sono andati per strada cercando di racimolare qualche soldo facendo gli artisti. Pessah li prende e gli da un posto lurido e squallido dove dormire, la colazione, la cena e gli organizza i cosiddetti “concerti” nelle varie città dello stato Israeliano in cambio di tutti i soldi che riescono a raccogliere con i concerti. Shay , il fratello di Tamar, vive da un anno nella casa di Pessah. Egli ha un problema nato con l’entrata in quella casa; anziché essere un luogo di ospitalità ed accoglienza, Pessah obbliga i suoi giovani a drogarsi e ad assumere sostanze stupefacenti. Tamar appena entrata in quella casa conosce un’amica di nome Shelly che la fa divertire nonostante il luogo in cui si trovano. Poi Shelly purtroppo muore e Tamar non riesce ad accettarlo perché era una persona a cui lei voleva molto bene.Tamar ha un’altra amica, molto fedele, di nome Leah. Quest’ultima poi la aiuterà a scappare con il fratello da quell’inferno.
martedì 25 ottobre 2011
11^ Riunione
Il giorno 21 ottobre 2011 alle ore 18,00 si è tenuta presso la Biblioteca civica la riunione mensile del Club dei lettori, in questa occasione il testo sul quale si è dibattuto è stato “La luna e i falò” di Cesare Pavese.
La lettura del romanzo è stata giudicata fluida e di grande attualità anche grazie al fatto che la tematica della guerra fa da cornice alle vicende dei personaggi e non si fa notare più di tanto dal lettore.
I valori messi in luce da Pavese, ed individuati dai partecipanti, sono l’importanza della riscoperta delle radici, il senso dell’amicizia e la ricerca del significato più autentico del vivere come suggerito dal titolo stesso che rievoca magia e tradizioni antiche.
I lettori si sono dimostrati molto interessati e quasi tutti hanno riferito di avere riscoperto questo romanzo già letto in tempi precedenti senza però averlo apprezzato fino in fondo.
Per il prossimo incontro fissato per il giorno 18 novembre 2011 alle ore 18,00 è stato scelto come testo “Le ceneri di Angela” di Frank McCourt.
La lettura del romanzo è stata giudicata fluida e di grande attualità anche grazie al fatto che la tematica della guerra fa da cornice alle vicende dei personaggi e non si fa notare più di tanto dal lettore.
I valori messi in luce da Pavese, ed individuati dai partecipanti, sono l’importanza della riscoperta delle radici, il senso dell’amicizia e la ricerca del significato più autentico del vivere come suggerito dal titolo stesso che rievoca magia e tradizioni antiche.
I lettori si sono dimostrati molto interessati e quasi tutti hanno riferito di avere riscoperto questo romanzo già letto in tempi precedenti senza però averlo apprezzato fino in fondo.
Per il prossimo incontro fissato per il giorno 18 novembre 2011 alle ore 18,00 è stato scelto come testo “Le ceneri di Angela” di Frank McCourt.
Biografia Frank McCourt
Frank McCourt è nato a Brooklyn nel 1930 da genitori irlandesi. Giovanissimo, torna con la sua famiglia in Irlanda. Dopo un'infanzia miserabile a Limerick rientra di nuovo negli Stati Uniti. Sopravvive grazie a piccoli e miseri lavoretti e poi si arruola nell'esercito americano, prima di cominciare gli studi di Letteratura che gli apriranno la strada alla professione futura. Diventa infatti professore prima alla scuola superiore e poi all'Università. Autore esordiente all'età di settant'anni, si è deciso a raccontare la sua infanzia e ascensione sociale nel nuovo mondo, pubblicando i due primi volumi delle sue memorie: Le ceneri di Angela (1997), dove le ceneri sono quelle del camino con le quali la madre Angela si riscaldava aspettando il ritorno del marito andato al pub a bersi lo stipendio e Che paese, l'America, apparso per la prima volta nel 1999. Le ceneri di Angela gli è valso il premio Pulitzer e il National Critics Award e l’ha consacrato come uno dei più grandi scrittori del Novecento per la rara e originale capacità di raccontare miserie e tristezze con l’occhio ironico e mai privo di speranza di un bambino.
Le ceneri di Angela
Siamo negli anni fra le due guerre e le travagliate vicende coinvolgono una famiglia così misera che può guardare dal basso la povertà, fra un padre perennemente ebbro e vociferante contro il mondo, gli inglesi e i protestanti, e una madre che sbrigativamente trascina la sua tribù verso la sopravvivenza. Tutto ci arriva attraverso gli occhi e la voce del protagonista mentre vive le sue avventure. Questo ragazzino indistruttibile, sfrontato, refrattario a ogni sentimentalismo, implacabile osservatore crea con le sue parole un prodigio di comicità e vitalità contagiose, dove tutte le atrocità diventano episodi e apparizioni di un viaggio battuto dal vento verso la terra promessa.
giovedì 29 settembre 2011
10^ Riunione
Il giorno 23 settembre 2011 alle ore 18,00 si è tenuta presso la Biblioteca civica la riunione mensile del Club dei lettori, in questa occasione i testi sui quali si è dibattuto sono stati “Cronache di poveri amanti” di Vasco Pratolini e “La notte ha cambiato rumore” di Maria Duenas.
I lettori hanno dimostrato di avere particolarmente gradito il primo testo, complici la forte attualità delle tematiche affrontate, proposte dall’autore attraverso groviglio di vite dei personaggi, e la visione fortemente realistica del romanzo che agli occhi di chi legge appare come uno spaccato di vita.
“La notte ha cambiato rumore” invece ha suscitato commenti circa la protagonista, ritenuta da alcuni ingenua, ma nel complesso è stato giudicato molto interessante sul piano della trama che si rivela essere estremamente accattivante.
Per il prossimo incontro fissato per il giorno 21 ottobre 2011 alle ore 18,00 è stato scelto come testo “La luna e i falò” di Cesare Pavese.
I lettori hanno dimostrato di avere particolarmente gradito il primo testo, complici la forte attualità delle tematiche affrontate, proposte dall’autore attraverso groviglio di vite dei personaggi, e la visione fortemente realistica del romanzo che agli occhi di chi legge appare come uno spaccato di vita.
“La notte ha cambiato rumore” invece ha suscitato commenti circa la protagonista, ritenuta da alcuni ingenua, ma nel complesso è stato giudicato molto interessante sul piano della trama che si rivela essere estremamente accattivante.
Per il prossimo incontro fissato per il giorno 21 ottobre 2011 alle ore 18,00 è stato scelto come testo “La luna e i falò” di Cesare Pavese.
Biografia Cesare Pavese
Nato da una famiglia piccolo-borghese d'origini contadine, orfano di padre ad appena sei anni, compie gli studi medi ed universitari a Torino, laureandosi con una tesi sulla poesia di Walt Whitman. Fondatore nel '33 - con Carlo Levi, Massimo Mila, Leone Ginzburg ed altri - della casa editrice Einaudi, dal 1934 direttore della rivista "Cultura", trascorre poi un anno al confino pel suo coinvolgimento in attività antifasciste.Tornato a Torino, pubblica la sua prima raccolta di versi ("Lavorare stanca", 1936) e continua nell'attività di traduzione di scrittori americani. Nella narrativa, debutta col romanzo - assai lodato dalla critica - "Paesi tuoi" (1941), già catalogo di temi ed atteggiamenti che verrano sviluppati nelle opere successive: la solitudine ("tutto il problema della vita è questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri" annota ne "Il mestiere di vivere", il diario uscito postumo nel 1952), il contrasto insanabilecittà-campagna, le suggestioni della letteratura statunitense (l'attrazione criptoincestuosa di Talino per Gisella pare mutuata dalle torride atmosfere delFaulkner de "L'urlo e il furore" e di "Santuario", o del Cain de "Il postino suona sempre due volte"). In seguito, diverrà centrale il mito del ritorno all'infanzia, alle colline, al mare: ne "La spiaggia" (1942), nei tre racconti racchiusi ne "La bella estate" (1949), nel capolavoro "La luna e i falò" (1950, premio Strega), esso è esposto con intensità e struggimento.Nell'ultimo lavoro, in particolare, il personaggio di Anguilla - ritornato dall'America, ov'era emigrato in cerca di fortuna, alle natìe Langhe - verifica con dolore quanto il presente abbia vetrioleggiato il passato: sparite le persone, cambiati i luoghi, cancellata finanche la dolcezza dei ricordi (i falò d'un tempo, mutatisi da rito propiziatorio a simbolo di orrori od ingiustizie), è costretto a constatare che "crescere vuol dire andarsene, invecchiare, veder morire, ritrovare la Mora com'era adesso". Un'ammissione di fallimento dalle manifeste connotazioni autobiografiche, destinata pochi mesi dopo a tradursi in un disperato gesto suicida.Rimane da dire dello stile, delle tecniche adoprate dal nostro nelle singole opere: il filo rosso è costituito da una vocazione lirico-evocativa riscontrabile in misura differente nei testi, si tratti d'una presa di coscienza ("Il compagno, 1947), dell'incapacità di coinvolgersi d'un ritroso intellettuale ("La casa in collina", 1948) o dell'analisi dei miti fondanti di tutti i libri in chiave antropologico-psicoanalitica ("I dialoghi con Leucò", 1947). Simbolo tragicamente irrisolto dell'impegno politico (la sua militanza nel PCI) e del disagio esistenziale, Pavese resta uno tra gli scrittori più amati del dopoguerra, figura nodale d'un ventennio - quello che va dal '30 al '50 - tra i più vividi ed intensi della vicenda letteraria e culturale indigena. F.T.
La luna e i falò
Il viaggio nel tempo di Anguilla, che abbandona le Langhe per far fortuna in America e poi torna al suo paese, viene raccontato dallo scrittore piemontese nel suo ultimo romanzo: quello che la critica ha definito il suo libro piú bello.
La luna e i falò è il viaggio nel tempo di un trovatello cresciuto bracciante in una fattoria delle Langhe, emigrato in America e tornato con un po' di fortuna nelle sue campagne. Tutto qui è semplice e corale, comunicativo e conseguente, solido e necessario. Anche lo scrittore è rientrato in patria. E nella lingua, come nella rappresentazione di cose e creature, appare qui qualcosa che è nuovo nella letteratura italiana. In nessuna delle sue opere, Pavese era riuscito a condensare in una sintesi narrativa tutti gli elementi della propria personalità spirituale facendo dimenticare l'impegno dello scrittore nella naturalezza della creazione, come in questo suo ultimo libro" (Pietro Jahier) Dalla prima edizione, uscita nel 1950 presso Einaudi nella collana "I coralli", il libro ha venduto circa un milione di copie.
La luna e i falò è il viaggio nel tempo di un trovatello cresciuto bracciante in una fattoria delle Langhe, emigrato in America e tornato con un po' di fortuna nelle sue campagne. Tutto qui è semplice e corale, comunicativo e conseguente, solido e necessario. Anche lo scrittore è rientrato in patria. E nella lingua, come nella rappresentazione di cose e creature, appare qui qualcosa che è nuovo nella letteratura italiana. In nessuna delle sue opere, Pavese era riuscito a condensare in una sintesi narrativa tutti gli elementi della propria personalità spirituale facendo dimenticare l'impegno dello scrittore nella naturalezza della creazione, come in questo suo ultimo libro" (Pietro Jahier) Dalla prima edizione, uscita nel 1950 presso Einaudi nella collana "I coralli", il libro ha venduto circa un milione di copie.
venerdì 27 maggio 2011
9^ Riunione
Il giorno 20 maggio 2011 alle ore 18,00 si è tenuta presso la Biblioteca civica la riunione mensile del Club dei lettori, in questa occasione i testi sui quali si è dibattuto sono stati “Lezioni di volo per principianti” di Beth Hoffman e “Novecento” di Alessandro Barrico.
I lettori hanno dimostrato di avere particolarmente gradito il primo testo, complice anche la maniera divertente e scorrevole di affrontare tematiche serie ed importanti da parte dell’autrice; i capitoli giudicati più interessanti sono stati quelli iniziali e quelli conclusivi.
“Novecento” invece non ha riscosso eguale successo, tanto è vero che ad alcuni non è affatto piaciuto; la discussione è stata incentrata, in questo caso, sul rapporto tra finito ed infinito.
Per il prossimo incontro fissato per il giorno 23 settembre 2011 alle ore 18,00 sono stati scelti due testi: “Cronache di poveri amanti” di Vasco Pratolini e “La notte ha cambiato rumore” di Maria Duenas.
I lettori hanno dimostrato di avere particolarmente gradito il primo testo, complice anche la maniera divertente e scorrevole di affrontare tematiche serie ed importanti da parte dell’autrice; i capitoli giudicati più interessanti sono stati quelli iniziali e quelli conclusivi.
“Novecento” invece non ha riscosso eguale successo, tanto è vero che ad alcuni non è affatto piaciuto; la discussione è stata incentrata, in questo caso, sul rapporto tra finito ed infinito.
Per il prossimo incontro fissato per il giorno 23 settembre 2011 alle ore 18,00 sono stati scelti due testi: “Cronache di poveri amanti” di Vasco Pratolini e “La notte ha cambiato rumore” di Maria Duenas.
Biografia Vasco Pratolini
Nato nel 1913 a Firenze da umile famiglia, rimasto presto orfano di madre, andò giovanissimo a vivere da solo, esercitando vari mestieri fra cui quello di tipografo, e formandosi una cultura di autodidatta (secondo Pratolini stesso "Autodidatta confusionario"). Coltivò presto interessi letterari orientati anche verso le letterature straniere, in particolare quella tedesca e russa. Grazie alla frequentazione di Ottone Rosai iniziò a scrivere di politica e di letteratura sul "Bargello", facendosi notare nell’ambito dell’irrequieto fascismo fiorentino, percorso da polemiche coloriture sociali e rivoluzionarie. Nel 1935-36 fu in sanatorio per un grave attacco di tubercolosi. Ritornato a Firenze, venne a contatto con Vittorini, Gatto e gli ermetici, che lo portarono dalla politica alla letteratura pura. Politica e letteratura convivono ancora negli scritti di "Campo di Marte", la rivista che Pratolini redasse con Gatto, nel 1938-39. Dopo giovanili simpatie orientate verso il fascismo cominciarono a risaltare i segni dell’opposizione allo stesso che sono già abbastanza evidenti nel sempre più duro "fascismo di sinistra" dello scrittore (e sfoceranno nella partecipazione alla Resistenza con il nome di Rodolfo Casati). Nel 1941-42 si trasferì a Roma dove lavorò al Ministero per l’educazione nazionale, presso l’ufficio dell’arte contemporanea. Negli stessi anni insegnò a Modena, Torino, Napoli e collaborò alle riviste "La Ruota" e "L’Ambrosiana". Nel ’43 si recò a Milano dove svolse attività di giornalista presso "La Settimana" per poi mettersi ancora in viaggio alla volta di Napoli dove insegnò presso l’istituto d’arte. Quattro anni più tardi collaborò come sceneggiatore cinematografico e svolse un’intensa attività giornalistica come inviato per i quotidiani "Milano Sera" e specialmente "Paese Sera". Solo nel 1951 si trasferì definitivamente a Roma dove scrisse gran parte delle sue opere e dove nel 1991 morì all’età di 78 anni, dopo aver collaborato al "Politecnico".
Cronache di poveri amanti
L'azione si svolge in un vicolo di Firenze, e vi partecipa una moltitudine di personaggi. Il Moro ha compiuto un furto, ed ha affidato la refurtiva a Giulio, appena uscito dal carcere, il quale l'ha rimessa al carbonaio Nesi prima d'essere arrestato per una soffiata di Nanni. La moglie di Giulio, Liliana Solli, viene presa in casa dalla Signora, un'ex prostituta snobbata da tutti, che adesso controlla tutto e tutti, e vorrebbe approfittare della situazione. Nesi, che mantiene Aurora (figlia di Luisa) ed il suo figlio bastardo, viene però colto in flagrante dal brigadiere; nel frattempo suo figlio Otello, che lo odia, scappa con Aurora, rivelando al mondo che il figlio illegittimo è suo. Attorno alla vicenda principale si svolgono storie d'amore (Bruno e Clara, Bianca e Mario, Milena ed Alfredo) e di politica [Alfredo e Maciste (o Corrado) antifascisti, Osvaldo e Carlino fascisti (moderato il primo, fanatico il secondo), l'ambiguo Ugo che cambia bandiera]. Sicuramente non è nascosta una vena di erotismo: Bruno, vergine, che non resiste al fascino della prostituta Elisa; la Signora, morbosa nei confronti di Liliana solo per fare alcuni esempi. Otello ed Aurora tornano e si sposano; Osvaldo, contrario ai metodi illegali, viene picchiato da Carlino ed altri. Ugo, pentito, avverte Maciste che i fascisti preparano una notte d'omicidi e l'aiuta a sventarne alcuni, ma, scoperti, Maciste muore ed Ugo si nasconde a casa della Signora. Quando il pericolo passa, Ugo seduce Gesuina, la cameriera tuttofare della Signora, e fugge con lei. Otello si stanca d'Aurora e seduce Liliana, sola dopo che il marito è stato condannato a dieci anni di carcere; Mario si stanca di Bianca e s'innamora di Milena, cui è morto Alfredo. La Signora, persa anche Liliana, cade ammalata, ma guarisce quando apprende che un antico amante le ha lasciata una cospicua eredità: l'intero vicolo! (Sequenza sempre più noiosa e banale di colpi di scena) La Signora viene colta da un'emorragia cerebrale, che la semiparalizza e le impedisce di portare a compimento il suo proposito di vendetta nei confronti degli abitanti del vicolo; Mario viene arrestato per le sue attività comuniste mentre sullo sfondo, appare una propaganda filomarxista.
Biografia Maria Duenas
María Dueñas è una professoressa e scrittrice spagnola. Nata nella provincia di Ciudad Real nel 1964, è titolare della cattedra di Filologia e Letteratura inglese all'Università di Murcia, ed ha insegnato anche in alcune università americane. La notte ha cambiato rumore è il suo libro d'esordio, ma sta già lavorando a un secondo romanzo.
La notte ha cambiato rumore
“Sira Quiroga è una giovane sarta nella Madrid degli anni Trenta, sta per sposarsi e avviarsi a un destino senza imprevisti quando perde la testa per un carismatico imprenditore e, prima che scoppi la Guerra Civile, lascia la Spagna per trasferirsi con lui in Marocco, in quella Tangeri dove si respira un'atmosfera internazionale, mondana e inebriante. Ma qui si ritrova presto sola, ingannata e piena di debiti. Raggiunto il protettorato spagnolo di Tetuán, con l'aiuto di alcuni improbabili amici Sira riesce ad aprire un atelier di alta moda che, grazie al suo gusto e alla sua forza di volontà, diventa il punto di riferimento per le signore più ricche e influenti della città.Una clientela all'apparenza insospettabile, ma che nasconde dei segreti. E qui il destino di Sira subisce una svolta imprevedibile, intrecciandosi con quello di un variegato gruppo di personaggi, alcuni dei quali storicamente esistiti, come Juan Luis Beigbeder, il ministro degli Esteri del regime franchista, e la sua amante, l'eccentrica e affascinante inglese Rosalinda Fox. Saranno loro a dare a Sira la possibilità di riscattarsi, di ricostruire pezzo a pezzo il suo destino. Anche se questo sarà per lei l'inizio di una doppia vita, in cui il suo mestiere, la sua arte, il ruolo che si è conquistata nel mondo della grande sartoria diventeranno la facciata di qualcosa di molto più oscuro e pericoloso.”
lunedì 18 aprile 2011
8^ RIUNIONE
Il giorno 14 aprile 2011 alle ore 18,00 si è tenuta presso la Biblioteca civica la riunione mensile del Club dei lettori, in questa occasione è stato fulcro del dibattito “Fontamara” di Ignazio Silone. I lettori hanno riscontrato una eccessiva lentezza nello stile narrativo, ma al contempo è emersa la straordinaria attualità della tematica trattata proprio per la presenza di risvolti politici che caratterizzano la quotidianità dei giorni nostri; si è inoltre fatto accenno alla capacità dell’autore di descrivere con amara ironia situazioni giudicate drammatiche. Per il prossimo incontro fissato per il giorno 20 maggio 2011 alle ore 18,00 sono stati scelti due testi: “Lezioni di volo per principianti” di Beth Hoffman e “Novecento” di Alessandro Barrico.
BIOGRAFIA BETH HOFFMAN
Beth Hoffman è l’ex presidente e comproprietaria di un importante studio di design, ha lasciato tutto per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura: decisione presa dopo che ha rischiato la vita per una setticemia. Scampato il pericolo, ha rivisto le sue priorità e ha tirato fuori qualche sogno dal cassetto, primo fra tutti quello di scrivere un libro. Vive in Kentucky con il marito e tre gatti.
LEZIONI DI VOLO PER PRINCIPIANTI
Un’amica. Ecco cosa vorrebbe più di ogni altra cosa Cecelia Rose Honeycutt, detta CeeCee. Un desiderio normale, per una dodicenne. Ma CeeCee, fuori dalla scuola, evita i coetanei, per sfuggire alle loro battute e alle domande inopportune sulle stramberie di sua madre, che se ne va in giro vestita a festa con fascia e corona da reginetta di bellezza: quanto basta per farne lo zimbello di quella piccola città. Mentre suo padre è sempre assente, con la scusa del lavoro, CeeCee deve prendersi cura della mamma, nei suoi momenti di follia e in quelli di tristezza, quando fa volare i piatti in cucina imprecando contro le bugie del marito e quando dimentica di lavarsi, con lo sguardo fisso nel vuoto. Sono i libri gli unici amici di CeeCee, le storie il suo unico rifugio: un mondo fantastico scoperto grazie alla signora Odell, la vicina ottantenne la cui colazione della domenica ha il sapore di una famiglia vera. Finché, un giorno, la mamma perde la vita in un incidente. Il padre di CeeCee sembra non vedere l’ora di affidarla a una prozia, spuntata all’improvviso con l’intenzione di occuparsi della bambina. Messo qualche romanzo in valigia, CeeCee parte con la bizzarra zia Tootie alla volta di una lontana città del Sud. Là, sarà accolta da un mondo variopinto e profumato tutto al femminile: da Miz Goodpepper – che crede nel karma e nel kamasutra ma anche in qualsiasi rimedio antietà – a Oletta, la cuoca di colore, che custodisce gelosamente la ricetta dei suoi favolosi dolcetti alla cannella. Un mondo pronto ad amarla e a proteggerla. E a infonderle tutto il coraggio necessario per spiccare il volo nella vita.
BIOGRAFIA ALESSANDRO BARRICO
Dopo la laurea in filosofia con Gianni Vattimo, pubblica alcuni saggi di critica musicale (la passione per la musica classica gli è stata trasmessa dai genitori, e la sua cultura in questo campo è frutto del suo studio personale): Il genio in fuga (1988), su Rossini, e L'anima di Hegel e le mucche del Wisconsin (1992), sul rapporto tra musica e modernità. Collabora come critico musicale per Repubblica e sulla pagina culturale per La Stampa.Baricco lavora anche in televisione, nel 1993 come conduttore di L'amore è un dardo, trasmissione di Raitre dedicata alla lirica e nel 1994 come ideatore e conduttore di un programma dedicato alla letteratura dal titolo Pickwick, del leggere e dello scrivere, affiancato dalla giornalista Giovanna Zucconi. Nel 1998 con il regista teatrale Gabriele Vacis cura il programma Totem, delle lezioni sull'amore per la lettura a cui seguirà una tournée nelle piazze italiane (dello spettacolo, trasmesso anche su Raidue, sarà pubblicato un libro della Fandango Distribuzione e due videocassette della Rizzoli).Durante gli anni novanta Baricco si afferma pubblicando i romanzi: Castelli di rabbia (1991), Oceano mare (1993), Seta (1996) che non ha raggiunto il pieno consenso della critica, City (1999), Senza sangue (2002). Nel 1994 esce Novecento. Un monologo, non un vero e proprio romanzo quanto un lavoro teatrale (con Eugenio Allegri e la regia di Gabriele Vacis a partire dal 1994, con Arnoldo Foà in un nuovo allestimento nel 2003) e un film, La leggenda del pianista sull'oceano di Giuseppe Tornatore. Per Feltrinelli pubblica due raccolte degli articoli scritti per la Stampa e Repubblica (Barnum, del 1995, e Barnum 2, del 1998).Scrive anche, nel 1996, un testo teatrale per la regia di Luca Ronconi: Davila Roa, andato in scena al Teatro Argentina di Roma e mai pubblicato. Nel 2002 pubblica Next(Feltrinelli), breve saggio sulla globalizzazione. A febbraio 2003 esce Partita spagnola per Dino Audino Editore, una sceneggiatura scritta da Baricco nel 1987 a quattro mani con Lucia Moisio, sulla storia di Farinelli, la voce bianca del '700 (poco aderente ai dati storici del personaggio, in realtà).Nel 2004 pubblica Omero, Iliade (Feltrinelli), un lavoro sulla traduzione di Maria Grazia Ciani dell'Iliade da cui Baricco trae un reading teatrale. Nel 2005 passa dalla Rizzoli alla casa editrice Fandango di Domenico Procacci, con cui pubblica il romanzo Questa storia.Dopo l'esperienza televisiva, ha fondato, insieme ad altri soci, la Scuola Holden a Torino, dove si studiano tecniche della narrazione con uno sguardo multidisciplinare. Nel periodo tra maggio e ottobre del 2006 ha scritto su La Repubblica un "romanzo-saggio a puntate", I barbari, su quella che lui definisce la 'mutazione' in atto nella civiltà postmoderna. I lettori possono esprimere un commento sul sito internet del giornale. Il saggio è pubblicato con qualche aggiunta nel 2006.Nel 2007 esce la trasposizione del romanzo Seta. Il film è prodotto da Domenico Procacci della Fandango e il regista è il canadese François Girard. Nel cast Michael Pitt e Keira Knightley. Baricco, al contrario che nel film di Tornatore, questa volta ha curato personalmente la sceneggiatura.Nell'autunno dello stesso anno, presso l'Auditorium Parco della Musica, Baricco va in scena con un nuovo spettacolo tratto da Moby Dick di Hermann Melville, accompagnato da musiche originali di Nicola Tescari eseguite dalla Roma Tre Orchestra.
NOVECENTO
"Novecento" è il libro da cui è tratto il film “La leggenda del pianista sull’oceano”.E’ praticamente un lungo monologo – come lo definisce l’autore stesso – da leggere in un’ora e anche meno, ma che racchiude e condensa molti eventi al suo interno. La prosa è scorrevolissima, semplice, divertente e senza sosta; il racconto sembra il monologo di presentazione dell’attore di cabaret anni ’30. Novecento è un bambino dai genitori ignoti, trovato dal macchinista di un transatlantico, chiamato in tal modo dato che nessuno sapeva quale fosse il suo vero nome. Il bambino, cresciuto dai membri dell’equipaggio (ognuno dei quali è brevemente descritto con un caratteristico ritratto), viene sentito un giorno suonare il pianoforte, con una bravura straordinaria per un ragazzino che non ha neanche mai seguito lezioni di piano. La storia è presentata da un trombettiere jazz, salito sulla nave quando Novecento era ormai un uomo cresciuto. Egli ne descrive le “gesta” musicali, al limite della leggenda, misteriose e da togliere il fiato. Novecento viene presentato nella sua genialità e con la sua persona che è essa stessa tutto un enigma, senza passato ed effettivamente senza nemmeno vera vita. Vissuto sempre su una nave, non avendo mai messo piede al di fuori di essa, Novecento e la sua psicologia non possono esser compresi da persone abituate a vivere sulla terra ferma. Una figura geniale, ma al contempo impacciata, dato che la sua esperienza si esaurisce al di fuori dei corridoi della nave, a tratti bambinesca, ma sempre e comunque straordinariamente ermetica ed affascinante. Nonostante la fretta con la quale gli eventi sono presentati, l’intreccio procede senza intoppi, senza lasciare nulla di essenziale, intriso com’è di elementi poetici, capaci di toccare il lettore/ascoltatore. Non me la sento di mettere libro e film sullo stesso "piano" per un paragone, avendo stili decisamente diversi: mi sono piaciuti entrambi, quindi li consiglio tutti e due.
lunedì 14 marzo 2011
7^ RIUNIONE 2011
Il giorno 11 marzo 2011 alle ore 18,00 si è tenuta presso la Biblioteca Civica C. Arzelà la consueta riunione mensile del Club dei Lettori, in tale occasione i partecipanti hanno espresso opinioni in merito al romanzo "Un giorno questo dolore ti sarà utile" di Peter Cameron. I lettori hanno individuato come elemento preponderante del romanzo una forte sensibilità che condiziona il protagonista fino a divenire un vero e proprio handicap. A proposito della sensibilità che compromette e determina scelte di vita e comportamenti è stato fatto notare come il protagonista possa essere facilmente paragonato ad un novello Woody Allen "prima maniera". Dalla lettura del testo emege altresì la complessità di una situazione famigliare che ha come sfondo una società americana dominata dal capitalismo, dall'assenza di valori e dalla mancanza di comunicazione. La totale assenza di un tessuto sociale porta il protagonista a ritrovarsi completamente spaesato, senza punti di riferimento fatta eccezione per la figura femminile che quasi sembra trovare la propria salvezza grazie alla spiccata sensibilità del ragazzo. Il prossimo incontro con "Fontamara" di Ignazio Silone si svolgerà Giovedì 14 aprile alle ore 18,00.
BIOGRAFIA DI IGNAZIO SILONE
Ignazio Silone è lo pseudonimo di Secondo Tranquilli (Pescina dei Marsi, L'Aquila), 1 maggio 1900 - Ginevra, 22 agosto 1978) è stato uno scrittore e uomo politico italiano.Dopo la prima guerra mondiale, visse a Roma i suoi primi fermenti politici entrando a far parte del movimento socialista giovanile. Nel 1921 fu tra i fondatori del Partito Comunista Italiano; e per conto del partito eseguì molte missioni politiche e viaggiò molto in Europa, spesso non riuscendo neanche all'estero a evitare le stesse attenzioni negative usuali del regime fascista.In compagnia di Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti si recò anche a Mosca per le sedute del Comitato Esecutivo dell' Internazionale Comunista. Sempre più conscio dell'ambiguità di Stalin, lasciò il Partito Comunista nel 1930 a seguito del distacco dalla figura del russo, da lui riconosciuto più come dittatore che come leader del comunismo.Esule per il suo antifascismo, dalla Svizzera condusse una forte attività politica contro i totalitarismi.Nel 1945 tornò in Italia e continuò la sua politica in senso socialista, aderendo al Partito Socialista Italiano, fino al 1951, anno in cui abbandonò del tutto la politica di partito per darsi esclusivamente alla cultura.La sua produzione è composta prevalentemente di saggi politici e filosofici, negli anni precedenti la guerra, e di romanzi e opere teatrali a sfondo sociale.Innumerevoli le sue collaborazioni a giornali e riviste; di alcune testate fu anche fondatore e direttore.
FONTAMARA
Il romanzo narra la storia di un vecchio paese della Marsica, Fontamara, più arretrato e misero degli altri. Esso rimase per la prima volta senza illuminazione elettrica poiché nessuno pagava e si riabituò al chiaro di luna.
Il giorno dopo, all'alba, le mogli dei contadini si accorsero che un gruppo di operai lavorava per deviare il corso d'acqua con la quale i Fontamaresi irrigavano i campi. Subito i "cafoni" pensarono a una burla, poi le donne andarono verso il capoluogo per parlare col sindaco, ma furono derise dalle guardie.
I carabinieri le accompagnarono poi a casa del podestà appena eletto, l'Impresario. Dopo varie discussioni il segretario del comune decise che tre quarti dell'acqua dovessero andare all'impresario e i tre quarti del rimanente ai Fontamaresi, spiegando come si trattasse di una decisione equa che garantiva a tutti la stessa quantità d'acqua: tre quarti, "cioè un po' più della metà". I cantonieri ripresero i lavori.
Berardo Viola decise di partire e far fortuna in America, ma non poté riuscirci a causa di una nuova legge. Trovò lavoro da bracciante fuori da Fontamara e faticava parecchio.
I rappresentanti dei cafoni della Marsica dovevano essere convocati ad Avezzano per ascoltare le decisioni del nuovo Governo di Roma sulla questione del Fucino.
Un giorno arrivò a Fontamara un camion che, gratis, portava i cafoni ad Avezzano. Salirono tutti sul camion, furono condotti in una grande piazza e successivamente dovettero gridare inni ai podestà mentre la piazza era attraversata da un'automobile, poi potevano tornare a casa.
Intanto nel paese arrivarono dei camion con i militari fascisti che, fatta rincasare la popolazione, portarono via tutte le armi, violentarono le donne, uscirono in piazza e chiesero agli uomini che tornavano dal lavoro circa il Governo, ma nessuno diede risposte soddisfacenti.
I Fontamaresi decisero di chiedere consiglio a Don Circostanza affinché egli trovasse un'occupazione in città per il povero Berardo.
I cantonieri finirono di scavare il nuovo letto per il ruscello e giunse l'ora della spartizione dell'acqua; i Fontamaresi videro che il livello dell'acqua destinata a loro scendeva sempre di più e capirono che sotto vi era l'inganno.
Berardo decise così di partire l'indomani, ma la sua avventura fu sfortunata perché tra tasse, avvocati e inghippi vari rimase senza soldi, senza lavoro e venne incarcerato poiché sospettato di essere il Solito Sconosciuto, un tale che cospirava contro il sistema attraverso la stampa clandestina. Nonostante Berardo fosse innocente, decise di addossarsi la colpa per permettere al vero Solito Sconosciuto di continuare la sua azione di propaganda. Si suiciderà pochi giorni dopo.
La storia giunse a Fontamara e i suoi abitanti decisero di scrivere allora un giornale con gli appunti lasciati dal Solito Sconosciuto e fu intitolato "Che fare?". L'autore e altri cafoni andarono a distribuirlo negli altri paesi, ma mentre tornavano a Fontamara udirono degli spari. Era la guerra a Fontamara, chi aveva potuto era scappato, gli altri erano morti. Il narratore, il figlio e i pochi cafoni che erano con loro si salvarono nascondendosi nei campi. Non ebbero più notizie di nessuno del paese e vissero all'estero grazie all'aiuto del Solito Sconosciuto, ma non poterono restarci. Dopo tante pene, lutti, ingiustizie, odio, i cafoni superstiti si chiedono sempre: "Che fare?".
Il giorno dopo, all'alba, le mogli dei contadini si accorsero che un gruppo di operai lavorava per deviare il corso d'acqua con la quale i Fontamaresi irrigavano i campi. Subito i "cafoni" pensarono a una burla, poi le donne andarono verso il capoluogo per parlare col sindaco, ma furono derise dalle guardie.
I carabinieri le accompagnarono poi a casa del podestà appena eletto, l'Impresario. Dopo varie discussioni il segretario del comune decise che tre quarti dell'acqua dovessero andare all'impresario e i tre quarti del rimanente ai Fontamaresi, spiegando come si trattasse di una decisione equa che garantiva a tutti la stessa quantità d'acqua: tre quarti, "cioè un po' più della metà". I cantonieri ripresero i lavori.
Berardo Viola decise di partire e far fortuna in America, ma non poté riuscirci a causa di una nuova legge. Trovò lavoro da bracciante fuori da Fontamara e faticava parecchio.
I rappresentanti dei cafoni della Marsica dovevano essere convocati ad Avezzano per ascoltare le decisioni del nuovo Governo di Roma sulla questione del Fucino.
Un giorno arrivò a Fontamara un camion che, gratis, portava i cafoni ad Avezzano. Salirono tutti sul camion, furono condotti in una grande piazza e successivamente dovettero gridare inni ai podestà mentre la piazza era attraversata da un'automobile, poi potevano tornare a casa.
Intanto nel paese arrivarono dei camion con i militari fascisti che, fatta rincasare la popolazione, portarono via tutte le armi, violentarono le donne, uscirono in piazza e chiesero agli uomini che tornavano dal lavoro circa il Governo, ma nessuno diede risposte soddisfacenti.
I Fontamaresi decisero di chiedere consiglio a Don Circostanza affinché egli trovasse un'occupazione in città per il povero Berardo.
I cantonieri finirono di scavare il nuovo letto per il ruscello e giunse l'ora della spartizione dell'acqua; i Fontamaresi videro che il livello dell'acqua destinata a loro scendeva sempre di più e capirono che sotto vi era l'inganno.
Berardo decise così di partire l'indomani, ma la sua avventura fu sfortunata perché tra tasse, avvocati e inghippi vari rimase senza soldi, senza lavoro e venne incarcerato poiché sospettato di essere il Solito Sconosciuto, un tale che cospirava contro il sistema attraverso la stampa clandestina. Nonostante Berardo fosse innocente, decise di addossarsi la colpa per permettere al vero Solito Sconosciuto di continuare la sua azione di propaganda. Si suiciderà pochi giorni dopo.
La storia giunse a Fontamara e i suoi abitanti decisero di scrivere allora un giornale con gli appunti lasciati dal Solito Sconosciuto e fu intitolato "Che fare?". L'autore e altri cafoni andarono a distribuirlo negli altri paesi, ma mentre tornavano a Fontamara udirono degli spari. Era la guerra a Fontamara, chi aveva potuto era scappato, gli altri erano morti. Il narratore, il figlio e i pochi cafoni che erano con loro si salvarono nascondendosi nei campi. Non ebbero più notizie di nessuno del paese e vissero all'estero grazie all'aiuto del Solito Sconosciuto, ma non poterono restarci. Dopo tante pene, lutti, ingiustizie, odio, i cafoni superstiti si chiedono sempre: "Che fare?".
lunedì 14 febbraio 2011
6^ RIUNIONE 2011
Il giorno 11 febbraio 2011 alle ore 18,00 si è tenuta presso la Biblioteca civica la riunione mensile del Club dei lettori, in questa occasione si è svolto un vivace dibattito sul libro “Canne al vento “ di Grazia Deledda.
I lettori hanno individuato il carattere veristico della storia in cui tradizione ed umanità si uniscono, è emerso inoltre il forte legame tra personaggi e territorio che si deduce dalle minuziose descrizioni della terra sarda arsa dal sole e sferzata dal vento.
E’ infatti il vento l’elemento conduttore dell’intera vicenda: tutti i personaggi si fanno trasportare dal vento che si rivelerà poi essere la sorte, il destino a cui ognuno si deve inevitabilmente piegare.
Il messaggio del libro bene si evince da questo scambio di battute tra Efix ed Ester.
Ester:”Perché la sorte ci punisce così come punirebbe le canne?”
Efix:”Sì, siamo esattamente come le canne al vento. Noi siamo le canne e la sorte il vento.”
Ester:”Sì, va bene, ma perché questa sorte?”
Efix:” E Perché il vento? Solo Dio lo sa”
Al termine del dibattito sono state presentate dai lettori le proposte per l’incontro che si svolgerà l’undici marzo 2011 alle ore 18,00, le proposte sono state Daria Bignardi “Non siamo rimasti orfani”, Beth Hoffman ”Lezioni di volo per principianti” e Peter Cameron “Un giorno questo dolore ti sarà utile”.
A maggioranza di voti è stato scelto per il prossimo incontro Peter Cameron “Un giorno questo dolore ti sarà utile”.
I lettori hanno individuato il carattere veristico della storia in cui tradizione ed umanità si uniscono, è emerso inoltre il forte legame tra personaggi e territorio che si deduce dalle minuziose descrizioni della terra sarda arsa dal sole e sferzata dal vento.
E’ infatti il vento l’elemento conduttore dell’intera vicenda: tutti i personaggi si fanno trasportare dal vento che si rivelerà poi essere la sorte, il destino a cui ognuno si deve inevitabilmente piegare.
Il messaggio del libro bene si evince da questo scambio di battute tra Efix ed Ester.
Ester:”Perché la sorte ci punisce così come punirebbe le canne?”
Efix:”Sì, siamo esattamente come le canne al vento. Noi siamo le canne e la sorte il vento.”
Ester:”Sì, va bene, ma perché questa sorte?”
Efix:” E Perché il vento? Solo Dio lo sa”
Al termine del dibattito sono state presentate dai lettori le proposte per l’incontro che si svolgerà l’undici marzo 2011 alle ore 18,00, le proposte sono state Daria Bignardi “Non siamo rimasti orfani”, Beth Hoffman ”Lezioni di volo per principianti” e Peter Cameron “Un giorno questo dolore ti sarà utile”.
A maggioranza di voti è stato scelto per il prossimo incontro Peter Cameron “Un giorno questo dolore ti sarà utile”.
Biografia di Peter Cameron
Cameron ha vissuto in Pompton Plains, New Jersey e a Londra. Si è laureato all'Hamilton College di New York nel 1982 in letteratura inglese. Ha venduto il suo primo racconto al The New Yorker nel 1983 dove ha successivamente pubblicate numerose altre storie. Il suo primo romanzo è stato una raccolta di racconti, da titolo One Way or Another, pubblicato da Harper & Row nel 1986. Il suo secondo romanzo The Weekend, è stato pubblicato nel 1994 da Farrar, Straus & Giroux, che ha anche pubblicato Andorra, nel 1997 e The City of Your Final Destination, (in italiano: Quella sera dorata) nel 2002.Vive attualmente a New York.
"Un giorno questo dolore ti sarà utile"
Ci sono parole che non vengono dette, alcune sono appena accennate, altre semplicemente pensate, frasi che non vengono rivelate neppure del tutto a se stessi. Ci sono spazi vuoti che vanno riempiti, spazi dove si accumulano troppi concetti e troppe emozioni che sembra difficile persino respirare. E’ questo il caso di James il diciottenne newyorkese protagonista del libro “Un giorno questo dolore ti sarà utile” di Peter Cameron.
Il ragazzo, di indole solitario, riesce a parlare solo con la nonna, che sembra essere l’unica persona sulla faccia della terra a comprenderlo, nonostante la differenza di età e lo stile di vita così lontano dal suo. James è considerato da tutti un disturbato, anche dalla mamma che lo spedisce da una psichiatra che cerca di fargli affrontare verità taciute, per scoprire il fondo della verità. Forse tutti considerano il ragazzo “disadattato” per i suoi silenzi dati come risposte e per il suo apparente distacco da ogni cosa, ma oltre il parere comune della gente c’è qualcosa di oscuro che si cela all’evidenza.....
Il ragazzo, di indole solitario, riesce a parlare solo con la nonna, che sembra essere l’unica persona sulla faccia della terra a comprenderlo, nonostante la differenza di età e lo stile di vita così lontano dal suo. James è considerato da tutti un disturbato, anche dalla mamma che lo spedisce da una psichiatra che cerca di fargli affrontare verità taciute, per scoprire il fondo della verità. Forse tutti considerano il ragazzo “disadattato” per i suoi silenzi dati come risposte e per il suo apparente distacco da ogni cosa, ma oltre il parere comune della gente c’è qualcosa di oscuro che si cela all’evidenza.....
mercoledì 19 gennaio 2011
5^ Riunione 2011
Il 14 Gennaio 2011 alle ore 18 si è tenuto, presso la Biblioteca civica, il consueto incontro mensile del Club dei Lettori. In questo 5° incontro si è discusso sul libro “Il muro invisibile” di Harry Bernstein.
Ha particolarmente colpito, anche se ciascun lettore per motivi diversi, la questione ebraica affrontata nell’opera. Qualcuno è stato piacevolmente incuriosito dagli aspetti della tradizione del popolo ebraico che emergono durante la narrazione; altri sono stati colpiti dall’incongruenza del padre del piccolo protagonista che, pur essendo ebro, non si comporta poi nei fatti conformemente alla sua religione; altri ancora hanno evidenziato la particolarità della situazione che viene descritta e con cui, nessuno di loro, si era mai confrontato e cioè il problema del sabato, giorno sacro in cui gli ebrei non potendo far nulla, hanno dei cattolici al loro servizio. Nel complesso il testo è piaciuto molto perché descrive i fatti con realismo senza essere troppo cruento e per lo stile, perché riesce a proiettarci dentro la storia.
La prossima riunione si terrà venerdì 11 febbraio alle ore 18 e poichè sarà la 3^ tappa del nostro Giro d'Italia con gli autori del Novecento, si leggerà "Canne al vento" di Grazia Deledda.
Ha particolarmente colpito, anche se ciascun lettore per motivi diversi, la questione ebraica affrontata nell’opera. Qualcuno è stato piacevolmente incuriosito dagli aspetti della tradizione del popolo ebraico che emergono durante la narrazione; altri sono stati colpiti dall’incongruenza del padre del piccolo protagonista che, pur essendo ebro, non si comporta poi nei fatti conformemente alla sua religione; altri ancora hanno evidenziato la particolarità della situazione che viene descritta e con cui, nessuno di loro, si era mai confrontato e cioè il problema del sabato, giorno sacro in cui gli ebrei non potendo far nulla, hanno dei cattolici al loro servizio. Nel complesso il testo è piaciuto molto perché descrive i fatti con realismo senza essere troppo cruento e per lo stile, perché riesce a proiettarci dentro la storia.
La prossima riunione si terrà venerdì 11 febbraio alle ore 18 e poichè sarà la 3^ tappa del nostro Giro d'Italia con gli autori del Novecento, si leggerà "Canne al vento" di Grazia Deledda.
Biografia di Grazia Deledda
Grazia Deledda nasce a Nuoro nel 1871 e muore a Roma nel 1936.Frequenta solo le scuole elementari, ma il fatto d’esser nata in una famiglia benestante -suo padre, piccolo proprietario terriero con diploma di procuratore, si dilettava di poesia in dialetto, dando vita a dibattiti letterari - le consente il privilegio d’un istruttore che la indirizza verso lo studio dell’italiano e del francese. A causa della propria educazione irregolare e d’una giovanile propensione per la letteratura d’appendice - Sue, Dumas, Invernizio: quella insomma cui Gramsci riconoscerà una sua funzione positiva - avrà fra i critici non pochi detrattori(trovando invece, tra gli scrittori, il sostegno di Giovanni Verga e di Luigi Capuana). Debutta presto come narratrice con dei racconti, apparsi sulla rivista "L'ultima moda"; “Nell'azzurro”, edito da Trevisani nel 1890, può considerarsi la sua opera d'esordio. A 21 anni pubblica il suo primo romanzo, “Fior di Sardegna” (1892), seguito da “Anime oneste” del 1895. Nel 1900 diventa moglie di un funzionario ministeriale, Palmiro Madesani, e si trasferisce a Roma, dove soggiornerà per il resto della vita; nello stesso anno, sulla “Nuova Antologia”, compare uno dei suoi romanzi più apprezzati, “Elias Portolu” (in volume nel 1903), storia dell’amore di un ex-detenuto per la cognata. E’ del 1904 “Cenere” (da cui sarà tratto un film, interpretato da Eleonora Duse), in cui viene affrontato il tema di un rapporto filiale. Nel 1913 esce il capolavoro “Canne al vento”, al centro del quale è la fragilità dell'individuo travolto da un destino cieco e crudele; dopo il potente “Marianna Sirca” (1915), è la volta de “La madre” (1920), ove a venirscandagliata impietosamente è la relazione fra un sacerdote e sua madre. Per il teatro, scrive “L'edera” (1912), in collaborazione con C. Antona Traversi, e “La grazia” (1921), in collaborazione con C. Guastalla e V. Michetti. Nel 1926 ottiene, seconda donna nella cronologia del premio, il Nobel per la letteratura: lo ritira - come riferisce Maria Giacobbe, sulla scorta della stampa svedese dell’epoca - senza l’ombra d’un sorriso. Il suo romanzo autobiografico, “Cosima”, esce nel 1937, un anno dopo la sua morte. Carattere chiuso, schivo, la Deledda è creatrice di un universo letterario che si colloca fra il verismo verghiano e il decadentismo di Gabriele D’Annunzio con tratti, comunque, assolutamente personali: se influenze si vogliono individuare, allora bisogna cercarle fra le pagine dei romanzieri russi dell’Ottocento, a cominciare da Lev Tolstoj. Nell’opera della Deledda, predominano i sentimenti primigeni dell'amore e del dolore; i suoi personaggi, irrequieti e sovente tormentati da conflitti interiori, sono sostenuti da una profonda convinzione religiosa e si muovono sullo sfondo dell’austero, arcaico paesaggio sardo.
Canne al vento
Pubblicato nel 1913 “Canne al vento” è considerato il capolavoro di Grazia Deledda. Incentrato sul tema della fragilità umana davanti al destino, il romanzo è costruito su un complesso intreccio narrativo, articolato in più sezioni, legate dalla figura di Efix, il servo della famiglia Pintor, che è testimone e protagonista della vicenda. “Canne al vento” segna la maturità dell’autrice, che qui perfeziona il proprio registro stilistico, riuscendo ad armonizzare la sfera solenne di mito e leggenda, in cui il racconto è proiettato, con il realismo della vicenda. La psicologia dei personaggi è approfondita e si riflette sul paesaggio, che viene filtrato dalle loro emozioni. Efix presta servizio da anni presso la famiglia Pintor, ormai decaduta, devoto alle tre sorelle Ester, Ruth e Noemi. In passato, l’uomo aveva anche aiutato la quarta sorella, Lia, di cui era segretamente innamorato, a fuggire nel continente, venendo alle mani con il rigido padrone Don Zame e causandone volontariamente la morte, anche se risultò un incidente. Lacerato dal senso di colpa, il servitore espia la propria colpa segreta dedicandosi completamente alla cura delle padrone, senza neanche farsi pagare. Quando all’improvviso Giacinto, il figlio di Lia, torna dalle zie, l’equilibrio di casa Pintor si rompe. Il ragazzo è uno sfaccendato imbroglione che porta nel mondo arcaico delle sorelle le novità del continente, comprese le cambiali scadute, e ne turba l’esistenza, esercitando inspiegabilmente un certo fascino su tutte quante - e su Noemi, in particolare, che si sente attratta da lui e si lacera per l’inconfessabile desiderio - fino al punto da spingerle a vendere l’ultimo podere per pagare i suoi debiti. Sentendosi responsabile del pessimo comportamento del ragazzo, Efix abbandona la casa per una vita di umiliazione da mendicante, finché un giorno non tornerà dalle sorelle per aiutarle ancora una volta: sarà lui, infatti, ad adoprarsi per organizzare il matrimonio di Noemi con un ricco pretendente. Solo allora potrà morire in pace, al suo posto, con la consolazione di aver scoperto che pure Giacinto, per riparare ai propri torti, finalmente lavora, avendo accanto la devota Grixenda che tanti anni lo aveva aspettato.
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